I Verdi puntano a Berlino // Impfen, Impfen, Impfen!
I Vaccini come salvagente elettorale // Un manifesto politico verde
A sei mesi alle elezioni del Bundestag, i Verdi puntano con determinazione alla Cancelleria, forti dei sondaggi e dell'affermazione al voto in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato del 14 marzo. L'obiettivo è la trasformazione socio-ecologica della Germania. All'analisi degli ecologisti è dedicato l'approfondimento di Francesco De Felice. Alessandro Ricci racconta le difficoltà della Germania nella campagna di vaccinazione e i loro riflessi politici, nella crisi di Angela Merkel e della CDU.
I Verdi puntano a Berlino, ma la Germania non è il Baden-Württemberg
Francesco De Felice
I sandali coi calzini, la spesa bio, il pacifismo, la lotta contro il nucleare e l'industria dell'auto. È il ritratto del verde tedesco, secondo il più classico degli stereotipi. Come ogni caricatura, vi è del vero. Allo stesso tempo, è altrettanto reale che nei Verdi della Germania sia diffuso un sentimento conservatore. Un'eredità antica, che risale all'idea di Natura del romanticismo tedesco, ai Wandervögel e al geheimes Deutschland del poeta Stefan George (1868-1933). Un Kern conservatore vivo anche in Winfried Kretschmann, l'esponente dei Verdi che ha portato il partito al governo per la prima volta in Germania, in Baden-Württemberg nel 2011, in coalizione con il Partito socialdemocratico tedesco (SPD) fino al 2016 e poi con l'Unione cristiano-democratica (CDU). La presa del potere è stata confermata dalla vittoria degli ecologisti alle elezioni statali tenute nel Land il 14 marzo scorso, con il parallelo declino della CDU. Rispetto al voto di cinque anni fa, i Verdi hanno guadagnato 2,3 punti raggiungendo il 32,6%, mentre i conservatori hanno perso 2,9 punti per toccare il 24,1%. L'aritmetica elettorale permette già di osservare l'osmosi tra gli ambientalisti e la CDU che ha fatto del Baden-Württemberg il laboratorio politico della Germania, in attesa di una possibile coalizione nero-verde (o verde-nera) al governo federale, dopo le elezioni del Bundestag del 26 settembre prossimo.
nei Verdi della Germania sia diffuso un sentimento conservatore. Un'eredità antica, che risale all'idea di Natura del romanticismo tedesco, ai Wandervögel e al geheimes Deutschland
Un obiettivo e forse una speranza che pareva vicina alla realizzazione, prima che il fronte conservatore venisse travolto dalla crisi che ora attraversa. In quanto partiti di maggioranza relativa, la CDU e l'Unione cristiano-sociale (CSU) sono accusati di non essere capaci di gestire la risposta alla pandemia di coronavirus. Inoltre, sui conservatori grava lo scandalo delle mascherine. I Verdi, da tempo seconda forza in Germania, hanno approfittato di tali sviluppi al voto in Baden-Württemberg. Nella Germania di mezzo, in quel Mittelstand di tendenza conservatrice che forma il motore produttivo del paese, permangono scetticismo e ostilità nei confronti dei Verdi. Dopo 16 anni di opposizione, il partito viene accusato di inesperienza, quando non di incapacità di governare, sopratutto nella politica economica. Inoltre, spaventa lo spostamento a sinistra che gli ambientalisti hanno sperimentato in questo periodo. Una manovra che è rivendicazione di identità e ricerca di consenso in opposizione intransigente al governo di Angela Merkel, la Große Koalition tra CDU, CSU e SPD in carica dal 14 marzo 2018.
Nella Germania di mezzo, in quel Mittelstand di tendenza conservatrice che forma il motore produttivo del paese, permangono scetticismo e ostilità nei confronti dei Verdi
In questo contesto, Kretschmann appare come una “pecora nera” ed è in questa specificità che risiedono le ragioni del suo successo in Baden-Württemberg. Le posizioni dell'unico verde tra i primi ministri dei Länder sono esposte nel suo manifesto politico pubblicato nel 2018. Il titolo è indicativo: Worauf wir uns verlassen wollen. Für eine neue Idee des Konservativen, ossia “Ciò su cui vogliamo fare affidamento. Per una nuova idea del conservatorismo”. Nel volume abbondano i riferimenti a valori, tradizione, patria e al “giusto mezzo” come capacità di “costruire ponti” contro le sempre più profonde divisioni nella società. Un principio che “unisce la conservazione di ciò che è stato preservato e il coraggioso approccio al nuovo”. Questa unione di antico e futuro si esplicita nel pragmatismo che muove l'azione politica di Kretschmann e ne perpetua il successo basato sull'affidabilità. Lo stesso primo ministro del Baden-Württemberg è consapevole della fiducia che ispira, anche grazie a dieci anni di governo. Non stupisce quindi che, come slogan dell'ultima campagna elettorale, Kretschmann abbia scelto Sie kennen mich, ossia “Lei mi conosce” o “Mi conosono”. Una conoscenza ben approfondita nell'industria dell'auto, tra i motori dell'economia del Baden-Württemberg, dove hanno sede gruppi come Daimler e Porsche. Con le aziende dell'auto, Kretschmann ha avviato un dialogo strategico costante, oltre ogni barricata ideologica assente dal suo agire pragmatico. L'affidabilità che ispira questo ecologista estraneo agli stereotipi ha convinto gli industriali del Baden-Württemberg, secondo cui “è meglio il verde del rosso”, come nota il quotidiano Handelsblatt.
Su scala federale, appare invece difficile che i Verdi riescano a costruire ponti con l'imprenditoria, pur impegnata nella transizione ecologica. Il programma elettorale per il voto del 26 settembre, che la dirigenza del partito ha presentato ieri, conferma infatti la virata a sinistra degli ecologisti. L'obiettivo non sembra, dunque, avvicinarsi ai conservatori per governare insieme, ma continuare sulla rotta di opposizione e, allo stesso tempo, superare a sinistra i socialdemocratici. Guidati da Annalena Baerbock e Robert Habeck, i Verdi intendono dunque puntare con determinazione alla Cancelleria. A tal fine, consapevoli di dover recuperare dalle loro debolezze in materia, gli ecologisti concentrano la loro proposta per il voto sulla politica economica per quella che definiscono la “ristrutturazione socio-ecologica” della Germania. Al centro del programma dei Verdi vi è un netto aumento degli investimenti pubblici, pari a 50 miliardi di euro all'anno per i prossimi dieci anni, con la riforma dei vincoli di bilancio sanciti nella Costituzione tedesca. Gli ecologisti propongono poi un nuovo programma per la protezione del clima, l'aumento immediato del salario minimo a 12 euro, l'introduzione dell'imposta patrimoniale con aliquota all'1% sulle ricchezze superiori ai due milioni di euro, nonché sgravi fiscali per i redditi medi e bassi.
“soltanto se gli investimenti pubblici e privati fossero diretti congiuntamente verso un obiettivo, l'Europa sarebbe in grado di stare al passo con le moderne tecnologie del futuro e di affermarsi nella competizione con Stati Uniti e Cina”
“Vogliamo che la Germania passi da un ritardo al primo posto negli investimenti pubblici rispetto ai paesi industrializzati e investa 50 miliardi di euro all'anno nei prossimi dieci anni”, si legge nel programma dei Verdi, convinti che dopo la crisi del coronavirus il paese necessiti di “un nuovo risveglio economico”. In tale prospettiva, il migliore contributo della politica è “fare quello che ha gravemente mancato negli ultimi dieci anni: investire nel nostro futuro comune”. Per i Verdi, “soltanto se gli investimenti pubblici e privati fossero diretti congiuntamente verso un obiettivo, l'Europa sarebbe in grado di stare al passo con le moderne tecnologie del futuro e di affermarsi nella competizione con Stati Uniti e Cina”. In questo modo, sostengono i Verdi, “riesce la trasformazione socio-ecologica, è così che creiamo prosperità sostenibile e garantiamo la competitività del nostro paese in un'Unione europea capace di agire”. Per combinare il sostegno all'industria con la transizione dell'economia “in un futuro rispettoso del clima”, i Verdi propongono di trasformare i settori ad alta intensità “in pionieri tecnologici nello sviluppo di processi neutrali per il clima”. Tale iniziativa creerebbe migliaia di posti di lavoro.
Per i Verdi, il “Made in Germany” non dovrebbe essere sinonimo soltanto di qualità, ma anche di prodotti e processi sostenibili e innovativi. A tal fine, gli ostacoli all'elettricità da fonti rinnovabili devono essere rimossi al fine di promuovere la decarbonizzazione nei processi di produzione. I Verdi intendono poi concludere accordi sul clima con aziende che investono nella protezione dell'ambiente, per le quali lo Stato deve garantire in cambio un prezzo fisso delle emissioni di CO2. L'obiettivo è duplice: sicurezza degli investimenti e sostegno alle imprese nella concorrenza internazionale.Sul fronte della mobilità, dal 2030 i Verdi vogliono consentire di immatricolare esclusivamente auto a emissioni zero. Allo stesso tempo, deve essere reso più costoso l'acquisto di mezzi con un elevato consumo di carburante, mente le auto elettriche dovrebbero divenire più economiche. I Verdi chiedono poi l'introduzione del limite di velocità sulle autostrade a 130 chilometri orari e l'abbassamento di quello centri urbani da 50 a 30 chilometri all'ora. Per il sostegno all'elettromobilità, gli ecologisti promettono un rapido sviluppo dell'infrastruttura delle stazioni di ricarica. In tale contesto, l'Europa deve divenire “il leader sul mercato mondiale nella produzione di celle per batterie ecologiche”. Nel programma degli ambientalisti, inoltre, l'Ue dovrà essere dotata di un'infrastruttura per l'idrogeno, mentre viene promossa l'industria europea dei semiconduttori. Gli ecologisti mirano poi a sviluppare una “nuova industria europea della riparazione e del riciclaggio”.
Per la Germania, i Verdi vogliono rafforzare la tutela del clima, portando l'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 dall'attuale 55 al 70% dei livelli del 1990. Affinché la protezione dell'ambiente ripaghi dal punto di vista economico, i Verdi intendono rendere le alternative rispettose del clima più competitive attraverso un mix di tariffe sulla CO2 più elevate, incentivi e regolamentazione. I Verdi propongono poi di anticipare la conclusione del processo graduale di decarbonizzazione della Germania dal 2038 al 2030. In parallelo, l'espansione del fotovoltaico deve essere accelerata. A tale scopo, i Verdi intendono definire le fonti rinnovabili come essenziali per la sicurezza dell'approvvigionamento di energia, riservando agli impianti di generazione il 2% del territorio della Germania.
Dopo la patrimoniale, per il lavoro e gli affari sociali i Verdi propongono di aumentare il salario minimo a 12 euro all'ora appena giunti al governo, e non gradualmente entro il 2022 come affermato dalla SPD. Per la parità di genere, i Verdi intendono riservare alle donne una quota del 40% nei consigli di vigilanza delle gradi società quotate, in aumento dall'attuale 30%. Nel programma degli ambientalisti vi è spazio anche per la questione degli alloggi. Al fine di fermare il boom degli affitti, gli aumenti dei canoni dovrebbero essere limitati al 2,5% all'anno. Gli ecologisti vogliono poi arrestare la speculazione immobiliare. In caso di grave carenza di alloggi nei comuni, i proprietari dovrebbero essere obbligati a costruire invece di speculare su prezzi più alti. I Vedi affermano, infine, che le aziende dovrebbero poter essere oggetto di spartizione indipendentemente da qualsiasi abuso, se il loro potere di mercato divenisse eccessivo.
Un programma ambizioso per un'economia socio-ecologica di mercato, in cui i Verdi finalmente propongono e non si oppongono, come nota il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Esponenti della corrente realista del partito, Baerbock e Habeck rivendicano l'approccio pragmatico che anima il documento. Non mancano i possibili punti di contatto con la CDU e la CSU nel nuovo paradigma della politica tedesca, che tenta di combinare sviluppo industriale, tutela dell'ambiente e sostenibilità, mirando al rafforzamento dell'Europa. Deutschland. Alles ist drin, si intitola il programma elettorale dei Verdi. “Germania. Dentro c'è tutto”, come un kebab. Rimane da vedere se, in sei mesi, le proposte degli ecologisti diverranno appetibili per quei circoli conservatori che, al di fuori delle sedi dei partiti e dei consigli di amministrazione, muovono ancora le leve del potere economico e politico in Germania.
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Alessandro Ricci
Il 21 settembre è il giorno fissato dal governo di Angela Merkel per il raggiungimento dell’immunità di gregge in Germania, o perlomeno, quando “tutti i cittadini tedeschi adulti avranno ricevuto un invito a vaccinarsi”. Non è certo una data a caso. Cinque giorni dopo, si terranno infatti le elezioni federali, probabilmente le più importanti degli ultimi 20 anni per la Germania. Da una parte perché si assisterà all’addio della Kanzlerin, dall’altra perché mai come oggi l'Unione cristiano-democratica (CDU), il partito della cancelliera, è in difficoltà. Le elezioni in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato hanno assestato un duro colpo al partito ora guidato da Armin Laschet, tanto da metterne in dubbio la leadership. I sondaggi di questa settimana non sono certo incoraggianti. Con l'Unione cristiano-sociale (CSU), i cristiano-democratici arrivano al 29% e i Verdi salgono al 21%. In assenza di cambiamenti, a settembre si arriverebbe al 50%, che potrebbe portare al governo l'auspicata coalizione tra conservatori e Verdi. Tuttavia, con queste percentuali, i rapporti di forza sarebbero mutati, tanto da far ipotizzare alla stampa tedesca un ruolo sempre più forte degli ecologisti, fino al cancellierato per Annalena Baerbock, co-presidente dei Verdi con Robert Habeck.
Da osservatori attenti della realtà tedesca, la situazione potrebbe ricordare lo Schulzzug, il “treno Martin Schulz”, su cui il Partito socialdemocratico tedesco (SPD) montò nel 2017. Poco dopo l’elezione di Schulz a suo presidente, la formazione sperimentò un aumento nei sondaggi, con il relativo calo della CDU. Certo, erano altri tempi. Merkel era solidamente alla guida di un paese che aveva attraversato indenne diverse crisi. A capo della CDU vi era la stessa cancelliera, non Laschet, che 3 persone su 4 non ritengono in grado di fare il cancelliere. Mancava poi Markus Söder, il König di Monaco che, da presidente della CSU, gode di consensi tali da poter divenire il candidato dei conservatori al voto del 26 settembre. Senza queste variabili, nei 6 mesi prima delle elezioni del 2017, Merkel era riuscita a riprendere i consensi e a vincere ancora.
Tuttavia, questa volta è differente, anche perché la Große Koalition è piuttosto ammaccata e litigiosa. I problemi sono tanti: l'approvvigionamento dei vaccini, le carenze nella strategia vaccinale, le dosi consegnate che non vengono inoculate. Tutto fa ipotizzare che il piano di vaccinare l'intera popolazione entro l’autunno non sia molto realistico. Nel frattempo arriva la terza ondata della pandemia, con il Robert Koch Institut che prevede 40.000 contagi giornalieri entro Pasqua e un terzo lockdown. Il blocco non sarebbe altro che il prolungamento del secondo in corso dal 16 dicembre, ma con bar e ristoranti chiusi ormai dal 2 novembre.
la Germania si ritrova in una situazione piuttosto difficile: mentre diverse categorie richiedono aperture e regole meno ferree dopo un lockdown estenuante, i numeri non lo permettono
A ogni ondata di Covid-19 il governo tedesco ha risposto con le chiusure e ancora sembra non avere una vera e propria strategia per il futuro(ne abbiamo già parlato qui e qui): la convivenza con il virus, l’estate, l’autunno, ma anche per il 2022. Intanto, l’Associazione dei medici di terapia intensiva (DIVI) chiede di restringere le timide aperture avviate dall'8 marzo. In sostanza, la Germania si ritrova in una situazione piuttosto difficile: mentre diverse categorie richiedono aperture e regole meno ferree dopo un lockdown estenuante, i numeri non lo permettono. L’unica soluzione sarebbe aumentare le vaccinazioni, ma al momento non sembra possibile o almeno non lo è stato fino ad oggi. Con l’ultima consegna il 9 marzo, la Germania al 18 marzo aveva utilizzato l’82,1% delle dosi (10.261.545 su 12.495.345). Nelle ultime settimane, si sono registrati picchi di 290.000 dosi inoculate al giorno, con l’8,3% della popolazione che ha ricevuto almeno la prima somministrazione. Tuttavia, secondo il quotidiano Bild, entro Pasqua ci sarà un accumulo di circa 4.000.000 di dosi. A questa lentezza che viene recriminata al governo, e in particolare al ministro della salute Jens Spahn, si è aggiunto anche il caos sul vaccino AstraZeneca, bloccato per 7 casi di trombosi poi saliti a 13 di cui tre letali. Lo stop al preparato non solo ha rallentato ulteriormente la campagna vaccinale, ma ha anche portato ad aspre critiche da parte di Karl Lauterbach, esperto della SPD per la salute, che non riteneva si dovesse bloccare il vaccino dell'azienda anglo-svedese.
All’inizio della pandemia, l’effetto Rally ‘round the flag aveva fatto in modo che la popolazione si stringesse alla cancelliera e ai partiti di governo. Ora, dopo un anno di ricette che si ripetono e di mancanza di programmazione, un punto di rottura è arrivato dalla prima chiamata alle urne del super anno elettorale
A seguito alla decisione dell'EMA su AstraZeneca, a Berlino si è tenuto un vertice tra la cancelliera e i primi ministri dei Länder, allo scopo di imprimere una svolta alla campagna vaccinale. La strategia è coinvolgere, come in Italia, i medici di base nelle vaccinazioni e arrivare a 15 milioni di dosi inoculate nelle 4 settimane dopo Pasqua. Quanto sia importante questo piano è molto semplice da intendere. All’inizio della pandemia, l’effetto Rally ‘round the flag aveva fatto in modo che la popolazione si stringesse intorno alla cancelliera e ai partiti di governo. Ora, dopo un anno di ricette che si ripetono e di mancanza di programmazione, un punto di rottura è arrivato dalla prima chiamata alle urne del super anno elettorale. Quindi, anche se inoculare soltanto ad aprile 15 milioni di dosi significherebbe aumentare del 150% il ritmo delle vaccinazioni tenuto fino a oggi, questo potrebbe essere anche l’unico modo per riconquistare la fiducia dei tedeschi. Fiducia che è notevolmente diminuita nelle ultime due settimane a causa dell’incertezza sulle riaperture, ma anche per lo scandalo delle mascherine che ha travolto CDU e CSU. Sarà, quindi, proprio sulle vaccinazioni che si giocherà il risultato elettorale dell’Unione e forse quello dei Verdi, che al momento stanno godendo degli errori e delle difficoltà del governo, in particolare di quella parte dell'esecutivo che potrebbe diventare loro alleato dopo il voto del 26 settembre.
E se alla fine dell’Impfgipfel Merkel ha lanciato il motto “Impfen, Impfen, Impfen” (vaccinare, vaccinare, vaccinare) che ricorda i suoi slogan come il “Wir schaffen das”, questa volta il timore è che le parole della cancelliera rimangano tali, in un rituale stanco che sa tanto di promessa difficile da mantenere. Perché è chiaro che non solo Merkel, ma anche Spahn, si giocano la credibilità sulla partita dei vaccini. Il 21 settembre, se il 70% della popolazione sarà vaccinata, i conservatori potranno far dimenticare gli scandali, recuperare gli errori e ripulire la propria immagine. In caso contrario, difficilmente l’elettorato accorderebbe alla CDU e alla CSU una seconda chance.
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