Tutti per Sputnik // La Passione di Angela Merkel
Merkel sul calvario della pandemia // Pro e contro del vaccino russo in Germania
La terza ondata della pandemia morde la Germania. Il governo pare aver smarrito la strada, tanto che la cancelliera Merkel ha dovuto chiedere scusa per i propri errori: ne parla Francesco De Felice. Alessandro Ricci spiega come e perché siano sempre più forti le pressioni nel paese per l’utilizzo del vaccino russo Sputnik V.
Tutti per Sputnik, Sputnik per tutti
Alessandro Ricci
Impfen, impfen, impfen! L’ordine di Angela Merkel per uscire dalla pandemia alla fine del vertice federale sulle vaccinazioni ancora non riesce a trovare un’esecuzione. La terza ondata del Covid avanza in Germania con Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institut, che avverte di 100.000 casi giornalieri entro metà aprile. Intanto, il numero di dosi di vaccino inoculate ancora non aumenta in maniera sostanziale.
Da un lato, la mancanza di organizzazione, che sorprende la Germania, sulla distribuzione e la somministrazione dei vaccini ha creato uno stock di circa 4 milioni di fiale inutilizzate. Tra le cause lo scetticismo nei confronti del preparato di AstraZeneca. Infatti, nella sola Berlino attualmente ci sono 100.000 dosi del vaccino britannico-svedese in magazzino. Inoltre, secondo il Tagesspiegel, da dicembre 2020 sono stati inviati un milione di inviti per la vaccinazione. Tuttavia, al 23 marzo, solo a 362.711 berlinesi è stato somministrato il preparato. Ciò significa che circa 630.000 persone hanno diritto a essere vaccinate, ma non l'hanno fatto.
A questo c’è da aggiungere anche il caos nell’approvvigionamento dei vaccini da parte dell’Ue. È vero che la Germania sta procedendo lentamente con la campagna vaccinale, ma non in tutti i Länder, che anzi lamentano una scarsità nelle riserve. Gli Stati spingono quindi sul governo federale per portare a Bruxelles la causa del vaccino russo Sputnik V, visto al momento come una vera e propria panacea.
Il preparato russo trova sostenitori bipartisan, tra cui Markus Söder, presidente della CSU, primo ministro della Baviera e possibile candidato cancelliere per i conservatori, e il socialdemocratico Michael Müller, sindaco di Berlino.
Il preparato russo trova sostenitori bipartisan, tra cui Markus Söder, presidente della CSU, primo ministro della Baviera e possibile candidato cancelliere per i conservatori, e il socialdemocratico Michael Müller, sindaco di Berlino. "Abbiamo bisogno di ogni vaccino che possiamo ottenere", ha detto Müller. “Tutti gli studi scientifici sullo Sputnik V sono stati molto positivi” ha rilanciato Söder. Per il presidente della CSU, il preparato russo “potrebbe essere migliore di qualsiasi altro vaccino già approvato”. Il primo ministro bavarese ha poi aggiunto come lo Sputnik V potrebbe essere prodotto nel suo Land , se le capacità in Russia dovessero essere scarse. E infatti, il 24 marzo, è arrivata la notizia che la società russa R-Pharm intende avviare la produzione dello Sputnik V nello stabilimento di Illertissen, in Baviera. Milioni di dosi potrebbero essere prodotte già da giugno, ha detto il manager di R-Pharm Alexander Bykow. Tuttavia, ciò dipende dall'approvazione preliminare dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Di sicuro al momento c’è che R-Pharm sta investendo più di 30 milioni di euro in una “produzione biotecnologica compatibile con i vaccini” a Illertissen.
Tuttavia, ben prima di Söder e Müller, le pressioni sul governo provenivano dai primi ministri dei Länder orientali. Stati storicamente molto legati alla Russia e dove i partiti come Die Linke e Alternative für Deutschland, vicini a Mosca, riscuotono molti consensi. I primi ministri di Sassonia, Sassonia-Anhalt e Turingia, nonché l'Unione degli anziani della CDU, si erano già espressi a favore di un’approvazione rapida del vaccino russo Sputnik V da parte dell'EMA. “La Russia è un grande paese della scienza, e non ho il minimo dubbio che la scienza lì sia in grado di produrre un potente vaccino”, ha dichiarato il primo ministro della Sassonia Michael Kretschmer (CDU). “Quando si tratta della salute delle persone, l'origine del vaccino non dovrebbe avere importanza” ha detto il primo ministro della Sassonia-Anhalt Reiner Haseloff (CDU). Sulla stessa linea anche Otto Wulf, presidente dell’Unione degli anziani CDU: “Non possiamo permetterci di ignorare le offerte per motivi politici”. Per Wulff, “anche il vaccino sviluppato in Russia deve essere un’opzione”.
A sua volta, il primo ministro della Turingia Bodo Ramelow (Die Linke) apriva a una possibile autorizzazione di emergenza per lo Sputnik V in Germania, sul modello dell’Ungheria, primo paese Ue a utilizzare il vaccino russo, seguita da Slovacchia e Repubblica Ceca. Il messaggio era diretto al ministro della Salute Jens Spahn. Infatti, a differenza degli altri vaccini per cui l’ordine è già avvenuto prima dell’approvazione dell'EMA, la Germania non procede allo stesso modo con lo Sputnik V. Alla domanda se questo fosse dipeso da motivazioni politiche, Spahn ha risposto in maniera piuttosto evasiva, non riuscendo di fatto a nominare nessun criterio in base al quale i vaccini sarebbero stati ordinati prima o dopo l’approvazione europea.
La Germania vorrebbe, però, che l'ordine per Sputnik V, proprio come per gli altri vaccini, “fosse realizzato tramite il sistema europeo”. Berlino ha quindi chiesto a Bruxelles di “affrontare la questione”.
Infine, sembra che la cancelliera Angela Merkel e Spahn si siano convinti. Il governo tedesco ha chiesto alla Commissione europea di negoziare un ordine europeo congiunto per il vaccino russo. “Considereremmo giusto se i colloqui iniziassero subito”, ha detto una fonte dell'esecutivo. La Germania vorrebbe, però, che l'ordine per Sputnik V, proprio come per gli altri vaccini, “fosse realizzato tramite il sistema europeo”. Berlino ha quindi chiesto a Bruxelles di “affrontare la questione”. Tuttavia, Spahn ha aggiunto che “immagina di concludere i contratti rapidamente” e che Il suo ministero è "in stretto contatto" con le autorità russe. Il ministro della Salute ha, quindi, lasciato intendere l’esistenza di una dichiarazione di intenti conclusa da Berlino e Mosca sullo Sputnik V.
Se necessario, Spahn non vuole escludere la possibilità di procedere in maniera autonoma, avendo ottenuto anche l’appoggio della cancelliera. Merkel non ha, infatti, escluso possibilità di una via tedesca all’approvvigionamento del preparato russo. Ad ascoltare almeno le ultime dichiarazioni sulla possibile acquisizione dello Sputnik V, la Germania non vuole necessariamente attendere una decisione europea. La mossa aprirebbe certo una frattura nell'Ue, con la Germania che non è l’Ungheria e tanto meno la Slovacchia. Un passo in questa direzione sarebbe, soprattutto, una dichiarazione di sfiducia diretta contro la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, già ministra della Famiglia e poi della Difesa in Germania. Con il caos vaccini la stessa immagine dell’Ue ne ha risentito. Circa il 67% dei tedeschi ha mutato la propria opinione in maniera negativa nei confronti dell’Unione Europea.
Ad ogni modo, se il problema politico dello Sputnik V si dovesse risolvere, poi interverrebbero altre due variabili: l’accettazione e la produzione. Al momento, circa il 51% dei tedeschi sarebbe favorevole a farsi inoculare il vaccino russo, mentre il 37% sarebbe contrario. Tuttavia, le percentuali cambiano sostanzialmente tra le regioni dell'ex Repubblica Democratica Tedesca e i Länder occidentali. Negli Stati dell'Est, i favorevoli sarebbero il 59%, mentre in quelli dell'Ovest il 49%. Sull’altro fronte, non è invece chiaro se la Russia sarebbe in grado di fornire rapidamente grandi quantità di Sputnik V all'Ue. All'inizio di marzo, Kirill Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) responsabile del marketing estero di Sputnik V, ha promesso che cento milioni di dosi del preparato potrebbero essere consegnate all'Ue nel secondo trimestre del 2021. Il totale sarebbe sufficiente per vaccinare 50 milioni di persone. In risposta alle preoccupazioni di von der Leyen sulla campagna di vaccinazione della Russia, che procede molto lentamente, Dmitriev ha osservato che consegne maggiori all'Ue sarebbero possibili solo “quando la vaccinazione su larga scala dei russi sarà completata”. Al più presto, si tratterebbe di maggio-giugno o in autunno. Ma qui la soluzione potrebbe offrirla Söder, con la produzione dello Sputnik V in Baviera, una mossa contro l’Ue e un passo verso il cancellierato, da König di Baviera.
Così, il vaccino che prende il nome dal programma satellitare sovietico, potrebbe avere per l’Ue lo stesso effetto che ebbe il lancio del satellite Sputnik I nel 1957: un vero e proprio shock. Gli stessi Stati Uniti sarebbero colpiti, vedendo intaccata la propria influenza sulla Germania, già messa a dura prova dall’altro grande progetto russo, il gasdotto Nord Stream 2.
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La Passione di Angela Merkel
Francesco De Felice
La caduta, il mea culpa come catarsi, la risurrezione. È la Passione vissuta da Angela Merkel tra il 23 e il 25 marzo: un triduo che, nella dimensione della pandemia, ha visto la crisi della “cancelliera delle crisi” e il suo rapido ritorno al comando. In questo Passionsspiel, si sono condensati il passato dei 16 anni di governo di Merkel e il futuro di una Germania che, tra sei mesi, con le elezioni del Bundestag del 26 settembre, vedrà la sua definitiva uscita di scena. Intanto, di fronte alla terza ondata del Covid-19, nel paese montano incertezza, spavento e rabbia contro un governo che non pare più capace di gestire la crisi. È in questa atmosfera che, alle 15:15 del 22 marzo, ha inizio il primo atto della “Passione di Angela”, con l'apertura della videoconferenza sulla situazione della pandemia tra la cancelliera e i primi ministri dei Länder. La discussione, in cui non sono mancati i toni accesi e l'arrocco su posizioni intransigenti, si è protratta per 11 ore e 20 minuti. Il confronto è stato tanto teso e difficile da portare Merkel a imporre l'interruzione dei colloqui. La pausa avrebbe dovuto essere breve, ma si è protratta dalle 18:30 all'1:30 del 23 marzo, ore in cui la discussione è proseguita in formati ristretti. Non era mai accaduto prima, dall'inizio della pandemia un anno fa.
È in questa atmosfera che, alle 15:15 del 22 marzo, ha inizio il primo atto della “Passione di Angela”, con l'apertura della videoconferenza sulla situazione della pandemia tra la cancelliera e i primi ministri dei Länder
La riunione era stata convocata al fine di concordare gli sviluppi del contrasto alla pandemia. È stato rapidamente raggiunto un accordo sulla proroga del blocco generale, in vigore dal 16 dicembre scorso al 28 marzo, esteso al 18 aprile. Lo scontro si è consumato sull'inasprimento delle restrizioni anticontagio nelle giornate di Pasqua. Il dibattito sulla maggiore severità delle norme ha periodicamente diviso Merkel, favorevole, e i primi ministri dei Länder, spesso in buona parte contrari. Tuttavia, la divisione non è mai stata tanto profonda quanto durante la videoconferenza del 22-23 marzo, che Der Spiegel ha raccontato come “la notte in cui la Germania fallì”. Con alcuni Ministerpräsidenten, Frau Doktor Merkel, la dottoressa in chimica quantistica, tornava a proporre restrizioni più severe, soprattutto per i giorni di Pasqua. Lo scopo era abbattere la curva dei contagi. Ancora una volta, altri primi ministri chiedevano l'allentamento delle limitazioni. A scatenare lo scontro, sarebbe stata la ferrea volontà di Merkel di vietare gli spostamenti all'interno della Germania per le vacanze di Pasqua. Agire in maniera drastica ed efficace. Wir schaffen das.
Tuttavia, parte dei primi ministri si è opposta con altrettanta fermezza, alzando il muro dell'autonomia federale per coprire la necessità di richiamare i turisti. Una fonte di entrate preziose in tempi di crisi. Nel 2020, il debito pubblico degli Stati tedeschi è aumentato del 9,9% su base annua a 132,5 miliardi di euro. Merkel era assolutamente contraria. Per la cancelliera, consentire i flussi turistici, seppur con rigide limitazioni, sarebbe stata “la decisione sbagliata al momento sbagliato”. Ulteriore motivo di contrasto erano scuole e asili. Mentre Merkel intendeva imporne la chiusura a livello federale, i Länder difendevano la propria competenza in materia di istruzione. Tutti, cancelliera e primi ministri, sapevano e rimangono consapevoli di dover rispondere a un elettorato sempre più insoddisfatto, irritato dalla pandemia e dalla sua gestione da parte del governo. Una constatazione pressante soprattutto per Merkel, con i conservatori in picchiata nei sondaggi. La rilevazione pubblicata ieri dall'istituto Wahlen per ZDF dà Unione cristiano-democratica (CDU) e Unione cristiano-sociale (CSU) al 28%, con un crollo 7 punti dal 26 febbraio.
Mentre la battaglia tra governo federale e Stati proseguiva, cresceva l'attesa per le decisioni. Un tempo estenuante nella sua dilatazione, in cui emergevano dalle indiscrezioni sulla videoconferenza la determinazione e la debolezza della cancelliera. La Germania pareva assistere all'agonia di un sistema di potere incarnato, in attesa della sua definitiva conclusione. Al termine di questa legislatura, infatti, Merkel non si ricandiderà e lascerà la politica, come ha annunciato nel 2018. La Germania, l'Europa e il mondo rimangono in attesa. Come i tedeschi nella notte del 23 marzo, mentre passavano le ore e Merkel non appariva nella sala delle conferenza stampa ad annunciare le decisioni concordate con i primi ministri. Sovrastata dall'aquila della Repubblica Federale Tedesca, la sedia della cancelliera mutava in un trono vuoto, simbolo della fine di un regno durato 16 anni. Dopo 11 ore e 20 minuti di discussioni, la cancelliera si è mostrata alle 2:35. Il contegno fermo, il volto segnato dalla stanchezza per la maratona negoziale. Tuttavia, vi era un'ulteriore e più pesante debolezza a gravare su Merkel: la prossima conclusione del mandato, la crisi dei conservatori e del suo esecutivo, con la Germania che pare aver perso il monopolio dell'efficienza nella gestione della pandemia. Una condizione efficacemente descritta da Wolfgang Bosbach, esponente della CDU: “Quando Merkel batte i pugni sul tavolo, neanche il tavolo rimane colpito”.
Sovrastata dall'aquila della Repubblica Federale Tedesca, la sedia della cancelliera mutava in un trono vuoto, simbolo della fine di un regno durato 16 anni.
Seppur fiaccata, la cancelliera non si è certamente rassegnata. Di fronte ai primi ministri, Merkel ha messo da parte la sua proverbiale moderazione ed è riuscita a imporsi, vincendo una guerra di logoramento, un Abnutzungskrieg. È, infatti, passata la linea dura sostenuta dalla cancelliera: blocco generale prorogato al 18 aprile, restrizioni come lo stop ai viaggi per le vacanze e, soprattutto, l'Osterruhe, il “riposo di Pasqua”. Un lockdown totale dall'1 al 5 aprile, con la Germania che si sarebbe fermata. Due giorni di stop venivano aggiunti ai tre festivi già previsti. Tutte le attività sarebbero state chiuse, tranne i negozi di generi alimentari, aperti esclusivamente il 3. Gli incontri strettamente limitati, le funzioni religiose celebrate soltanto in formato virtuale. Ai Länder veniva lasciata ogni decisione su scuole e asili. Nonostante questo il successo tattico sugli Stati non ha significato per Merkel una vittoria strategica nella campagna per la riconquista della fiducia nella gestione della crisi. L'Osterruhe è stata, infatti, accolta dal fuoco di sbarramento dei partiti, sia di governo sia di opposizione, e dei media. La Süddeutsche Zeitung ha titolato che “il virus può ringraziare Merkel”, evidenziando che “chi governa non ha capito neanche in maniera rudimentale la gravità della situazione”. Il riferimento era all'apertura di alimentari e supermercati nella sola giornata del 3 aprile: una bomba a orologeria per l'esplosione dei contagi. Per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Germania “non ce la fa”, non è più la patria del Wir schaffen das. La “disfatta di Pasqua” segna il fallimento della politica, non soltanto di Merkel, nella gestione della pandemia.
Contro la proroga del lockdown e l'Osterruhe si schieravano economisti e associazioni di categoria. “Ci si perde in piccolezze”, mentre continua a mancare una strategia coerente per il tracciamento dei contagi e i test, dichiarava Michael Hüter, direttore dell'Istituto per l'economia tedesca di Colonia (IW). Intervistato da ARD, l'economista notava che la sola chiusura dell'1 aprile avrebbe avuto un costo da 7 miliardi di euro. A sua volta, il direttore generale dell'Associazione del commercio di Germania (HDE), Stefan Genth, sottolineava come l'esecutivo fosse vittima di una “fissazione” sui valori dell'incidenza dei contagi, che “non rende giustizia alla complessità della situazione”. Intanto, montava il risentimento popolare. A colpire la cancelliera era lo stesso presidente della CDU Armin Laschet, primo ministro del Nordreno-Vestfalia, che dichiarava: “Non possiamo andare avanti così”. Emergevano poi sempre più dubbi sulla possibilità di attuare l'Osterruhe per questioni di carattere giuridico e logistico.
Merkel ha scandito che l'Osterruhe“è un errore del tutto mio di cui mi assumo la completa responsabilità”. Per la cancelliera,“un errore deve essere definito un errore e va corretto in tempo utile. Chiedo perdono a tutte le concittadine e a tutti i concittadini”
Merkel non ha retto. Meno di 24 ore dopo l'annuncio del blocco di Pasqua, il 24 marzo, la cancelliera ha tenuto una conferenza stampa non annunciata e ha comunicato l'annullamento della decisione, per motivi relativi ai tempi tecnici. L'autentica sorpresa, il secondo atto del Passionsspiel, è arrivata subito dopo, quando Merkel ha scandito che l'Osterruhe “è un errore del tutto mio di cui mi assumo la completa responsabilità”. Per la cancelliera, “un errore deve essere definito un errore e va corretto in tempo utile. Chiedo perdono a tutte le concittadine e a tutti i concittadini”. Parole che disegnavano la caduta della cancelliera al punto più basso del suo mandato e, al tempo stesso, la innalzavano per la dimostrazione di senso di responsabilità. Mai in passato Frau Doktor Merkel aveva ammesso un errore o aveva chiesto scusa. Né agli europei che soffrivano il rigore della Germania nella crisi dell'Eurozona, né ai tedeschi scossi dalle politiche di accoglienza durante la crisi dei rifugiati. Dalla stessa stampa che l'aveva attaccata, Merkel riceveva l'onore delle armi. Per la Süddeutsche Zeitung, seppure tardive, le scuse della cancelliera meritavano di entrare “nei libri di Storia”.
Nel Passionsspiel di Angela Merkel, il mea culpa è stato il momento della catarsi. Il 25 marzo, la cancelliera era di nuovo saldamente al podio del Bundestag per l'informativa ai parlamentari, in cui è apparsa recuperare in pieno le forze. Merkel ha sferzato i Länder, richiamandoli alle proprie responsabilità perché il governo federale “non può fare tutto”. La cancelliera ha letteralmente minacciato le aziende di obbligarle per legge a sottoporre i lavoratori ai test per il coronavirus, se “almeno il 90%” non provvederà in maniera autonoma. Infine, l'appello alla fiducia e a reagire: “Non si può ottenere nulla se si guarda sempre e soltanto al negativo. Se il bicchiere è sempre mezzo vuoto, non svilupperemo come paese alcuna forza creativa per uscire dalla crisi. Si vede la luce alla fine del tunnel. Sconfiggeremo il virus, sono assolutamente sicura che ce la faremo. Ora, si tratta di raccogliere le forze e guardare avanti in positivo”. È così che si conclude il terzo e ultimo atto della “Passione di Angela”. Con un appello rivolto dalla “cancelliera delle crisi” tanto alla nazione quanto e forse più a se stessa, mentre la Germania prosegue la salita al calvario della pandemia.
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