Tutti contro il Ministro della Salute / L'Est stabilizza la CDU
La vittoria della CDU in Sassonia Anhalt / Il ministro Spahn alle prese con uno scandalo mascherine
Questa settimana con Alessandro Ricci ci occupiamo delle polemiche che coinvolgono il Ministro della salute Jens Spahn e che inaugurano una nuova fase di campagna elettorale a bassa intensità. Con Lorenzo Monfregola andiamo a Magdeburgo per un’analisi delle elezioni del Land Sassonia-Anhalt, dove la CDU ottiene un ottimo risultato e riesce a evitare la spallata da parte dell’ultradestra AfD.
Tutti contro il Ministro della salute Spahn
Alessandro Ricci
Mentre il governo tedesco vuole prolungare le misure di emergenze contro il coronavirus, il ministro della salute Jens Spahn cade nuovamente in uno scandalo mascherine. Se qualche mese fa, infatti, si trattava del coinvolgimento dell’azienda in cui lavora il marito del ministro nella trattativa per l’acquisto di mascherine da parte del governo e si ipotizzava, quindi, un conflitto di interessi, questa volta si tratta di morale. “Disumano", "irrispettoso", “inaccettabile”, con questi aggettivi la SPD guidata da Olaf Scholz ha appellato Spahn. Il motivo del litigio sarebbe l’intenzione del ministro di distribuire mascherine di bassa qualità alla parte più debole della società.
Ma partiamo dall’inizio della storia: nella primavera del 2020, il ministro Spahn ordina in Cina milioni di mascherine che non hanno superato i test qualitativi e le certificazioni applicabili nell'UE. Lo sfondo è la grave carenza di mascherine mediche in quel momento: non ci sono stock disponibili né tantomeno una produzione nazionale. Durante la prima ondata, infatti, i tedeschi utilizzavano spesso ancora mascherine di stoffa autoprodotte. Secondo il Ministero della Salute la certificazione secondo le norme CE avrebbe richiesto troppo tempo per fornire un rimedio rapido, pertanto, si optò per far testare le mascherine secondo la procedura tedesca, denominata CPI. Le mascherine ottennero la certificazione CPI dall'Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici per il controllo delle infezioni.
Il ministro della Salute Spahn avrebbe proposto, almeno secondo SPD, di dare queste mascherine certificate solo CPI alle categorie più deboli della società, cioè coloro che le ricevevano gratuitamente dallo stato: beneficiari del sussidio HARTZ IV, anziani, senzatetto.
Intanto, il ministero del lavoro guidato dalla SPD dubitava tuttavia della sicurezza di queste specifiche mascherine e si rifiutava di distribuirle alle strutture che ne avevano diritto. Il motivo: la procedura CPI non testa le maschere importate per quanto riguarda due aspetti: non sono esposte a temperature estreme di 70 e -30 gradi, né la testa la protezione dalle infezioni per un periodo di utilizzo prolungato. Il Ministero del lavoro chiedeva quindi che le mascherine fossero nuovamente testate. Con un nulla di fatto si giunge alla seconda e terza ondata. Un periodo in cui si parla di nuovo della possibilità di utilizzare le mascherine in questione e di svolgere i test, ma anche questa volta si rimanda. Alla fine, la Große Koalition di governo decide di immagazzinare le mascherine come parte della riserva nazionale e di incenerirle una volta arrivate a scadenza. Ed è qui che emerge la posizione del ministro della Salute Spahn avrebbe proposto, almeno secondo SPD, di dare queste mascherine certificate solo CPI alle categorie più deboli della società, cioè coloro che le ricevevano gratuitamente dallo stato: beneficiari del sussidio HARTZ IV, anziani, senzatetto. Nulla di fatto, una semplice intenzione, ma tanto è bastato a far scoppiare un mini scandalo al Bundestag, con gravi accuse verso il ministro della Salute da parte degli alleati di governo e delle opposizioni.
Certo è che lo “scandalo” mascherine ha dei risvolti tattici in questa campagna elettorale a bassa intensità. SPD sta cercando in tutti i modi di distinguersi dal proprio partner di coalizione e sta cercando di farlo, in particolare, sui temi delle disuguaglianze e dell’integrità morale del partito. Non a caso, infatti, le mascherine sono un tema dolente per l’Unione. A primavera, proprio tra finanziamenti illeciti ed evasione fiscale legati a delle forniture di mascherine, si sono già dimessi due parlamentari dell’Unione. Tanto più, la SPD con questa mossa sta cercando di colpire l’uomo della pandemia, ossia quel ministro Spahn che all’inizio sembrava essere intoccabile, ma poi con il passare del tempo ha inanellato errori su errori, portando la Kanzlerin a doversi spendere per prenderne le difese (come è successo questa settimana nel consiglio federale del partito Cristiano Democratico). In sostanza, ciò che si prova a dimostrare è che Spahn per coprire il suo errore nell'acquisto di mascherine non a norma abbia accettato un rischio per la salute dei gruppi vulnerabili. Un'accusa seria che potrebbe arrecare un grande danno alla CDU/CSU poco prima delle elezioni.
A questo, come se non bastasse, si aggiunge il parere della Corte dei conti federale, che giovedì 10 giugno ha scagliato un altro duro colpo contro il ministro Spahn. Nello specifico la corte ha dichiarato che il Ministero della Salute, nel fornire le mascherine ai gruppi vulnerabili, non è riuscito a "trovare una definizione semplice e praticabile per il gruppo dei beneficiari” e che non si è cercata una modalità alternativa di distribuzione. Il ministero, infatti, aveva inviato voucher a persone anziane, vulnerabili a malattie e destinatari di sussidi sociali. Attraverso questi voucher si potevano riscuotere le mascherine alle quali si aveva diritto direttamente nelle farmacie, che in seguito potevano richiedere un rimborso di 6 € a mascherina. Sì, 6 € a mascherina, un prezzo ben al di sopra di quello di mercato.
Ma non sono certo solo le mascherine a dare qualche grattacapo a Herr Spahn. La settimana scorsa, infatti, la stampa ha scoperto un’ampia truffa ai danni dello stato da parte dei centri che svolgono test contro il Covid. Lo stato tedesco aveva dato la possibilità ad ogni cittadino di potersi testare gratuitamente una volta alla settimana (a Berlino una al giorno), rimborsando il costo di 18€ a test ai centri che svolgevano il servizio. I test erano necessari per fare acquisti, andare al ristorante o in un bar. Nella prima settimana, solo a Berlino, sono stati effettuati circa 5 milioni di test. Da una ricerca fatta dal quotidiano Tagesspiegel, però, è emerso che in alcuni centri i test effettuati erano spesso la metà di quelli dichiarati. Altre lamentele sono arrivate per la noncuranza e poca precisione con cui venivano effettuati gli stessi test. Ancora una volta Spahn veniva messo sotto accusa per la perdita di controllo della situazione. Insomma, si potrebbe dire “che pasticcio Herr Spahn”, tanto che le opposizioni oltre a SPD stanno mettendo in dubbio l’adeguatezza dell’ex astro nascente di CDU nel proprio ruolo e ne evidenziano sempre più il distacco dal “paese reale”.
Così succede che i Verdi al Bundestag abbiano chiesto una rapida revisione generale delle numerose norme speciali sulla pandemia, in particolare di rimuovere i poteri speciali proprio del Ministro della salute. ”Gli ultimi mesi hanno dimostrato che i poteri speciali del Ministro federale della sanità non sono giustificati", ha dichiarato il deputato verde Rottmann, criticando il ministro sullo scandalo mascherine e su quello dei test. Chissà se anche questa volta Jens riuscirà a salvarsi.
Twitter: @Alessandricc
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L’Est stabilizza la CDU
Lorenzo Monfregola
L’effetto Sassonia-Anhalt ha funzionato: la CDU sembra ora destinata a reggere meglio anche sul piano nazionale. I sondaggi non indicano certo che i cristiano-democratici siano tornati al 35% dello scorso gennaio, ma il tentativo di sorpasso da parte dei Verdi sembra respinto. Il voto nel Land orientale dello scorso 6 giugno potrebbe essere sorprendentemente utile alla stabilizzazione della candidatura a Cancelliere di Armin Laschet. Se in Sassonia-Anhalt le cose fossero andate diversamente, ad esempio con una vittoria solo di misura dei cristiano-democratici o con un eclatante sorpasso da parte della destra radicale AfD-Alternative für Deutschland, ora Laschet si troverebbe in enorme difficoltà. A salvarlo, invece, è arrivato Reiner Haseloff, Ministro-Presidente già in carica a Magdeburgo dal 2011. Questa volta Haseloff e la sua CDU locale si sono imposti con un inaspettato 37,1% dei voti (+7,4 punti% rispetto al 2016). Ampiamente staccata AfD, al secondo posto con il 20,8% (-3,4 punti% rispetto al 2016). In confronto al 2016, la CDU ha anche strappato ad AfD tutti i Direktmandate eccetto uno (cioè i posti parlamentari a elezione diretta delle varie circoscrizioni). L’ultimo test elettorale prima delle elezioni nazionali del 26 settembre è così diventato un booster per i cristiano-democratici. A completare il quadro si aggiunge la débâcle in Sassonia-Anhalt dei Verdi, che hanno raccolto solo il 5,9% (seppur con +0,8 punti% rispetto al 2016). La debolezza dei Grünen nell’Ostdeutschland è da sempre endemica, ma questa volta i Verdi volevano dimostrare di essere diventati davvero Volkspartei nazionale. Il piano, però, non è riuscito.
L’ultimo test elettorale prima delle elezioni nazionali del 26 settembre è così diventato un booster per i cristiano-democratici. A completare il quadro si aggiunge la débâcle in Sassonia-Anhalt dei Verdi
L’abile posizionamento della CDU come forza anti-AfD
Reiner Haseloff è stato rieletto in Sassonia-Anhalt grazie al consenso personale che ha raccolto come Ministro-Presidente negli ultimi 10 anni. Il meccanismo non è stato molto differente dalla recente rielezione del verde Winfried Kretschmann in Baden-Württemberg o della SPD Malu Dreyer in Renania-Palatinato. In questo senso i meriti pratici della CDU nazionale nel trionfo di Haseloff non sono stati molti. La campagna elettorale di Haseloff è stata innanzitutto il frutto di una profonda conoscenza del proprio territorio e delle specificità politico-culturali del proprio Land. Il Ministro-Presidente ha ancorato la sua CDU al centro-destra, senza rinunciare a un’anima conservatrice, ma si è al tempo stesso profilato come alternativa decisiva all’avanzata di AfD. Un posizionamento che nelle settimane prima del voto è stato indirettamente aiutato da diversi sondaggi, più o meno precisi, che ipotizzavano un serrato testa a testa proprio tra CDU e AfD per raggiungere il primo posto. Ne consegue che il clamoroso 37,1% finale di Haseloff in Sassonia-Anhalt è stato anche nutrito da elettori di altri partiti che hanno deviato sulla CDU per assicurarle il primato. Un “voto utile” anti-AfD simile a quello già visto negli anni passati in altri Land orientali: in Brandeburgo (a beneficio di Dietmar Woidke della SPD), in Sassonia (a beneficio di Michael Kretschmer della CDU) e in Turingia (a beneficio di Bodo Ramelow della Linke).
Proprio per il posizionamento della CDU come forza strutturale della Brandmauer (muro tagliafuoco) verso destra, SPD e Linke sono state parzialmente espropriate del loro profilo di baluardi contro l’estremismo di destra.
Le prime analisi dei flussi elettorali in Sassonia-Anhalt indicano una migrazione di voti verso la CDU dalla stessa AfD, ma anche da ex elettori di SPD e Linke, così come dal bacino degli astenuti. La SPD ha così raccolto in Sassonia-Anhalt un misero 8,4%, perdendo 2,2 punti% rispetto al 2016 e raggiungendo un nuovo record negativo. Ancora più drammatico è stato il crollo della sinistra Linke, che con l’11% complessivo ha perso 5,3 punti% rispetto al 2016 e più di 10-15 punti% rispetto agli anni d’oro a cavallo del 2010. Proprio per il posizionamento della CDU come forza strutturale della Brandmauer (muro tagliafuoco) verso destra, SPD e Linke sono state parzialmente espropriate del loro profilo di baluardi contro l’estremismo di destra. Al tempo stesso, l’impostazione tradizionalmente anti-comunista/anti-socialista di Haseloff ha comunque riaffermato il paradigma CDU contro gli “opposti estremismi”, in cui al rifiuto assoluto di collaborare con AfD viene strumentalmente e tatticamente aggiunto anche il rifiuto di collaborare con la Linke. Da questo intero scenario la stessa Linke è così uscita incredibilmente danneggiata. La dirigenza del partito della Sinistra è ora molto preoccupata: senza il suo tradizionale sostegno nella Germania orientale la Linke rischia di subire un brutto colpo anche il prossimo 26 settembre. Per le elezioni in Sassonia-Anhalt la Linke aveva anche tentato di radicalizzare un messaggio regionale-identitario, ad esempio con slogan come "Nehmt den Wessis das Kommando" (prendete/strappate il comando ai tedeschi dell’Ovest). La provocazione non pare aver però sortito gli effetti voluti: la declinazione di sinistra della protesta territoriale-sociale e dell’orgoglio Ossi sembra essere entrata in crisi.
Si tratta anzi di un risultato che si basa su uno zoccolo duro di elettori che, chiaramente, votano AfD anche quando i servizi segreti interni la indicano come potenziale nemico della costituzione della Repubblica Federale.
AfD c’è ancora
L’orgoglio Ossi, del resto, è sempre più un patrimonio politico assorbito e declinato verso destra da AfD. E’ la destra radicale a essersi ormai territorializzata a Est. Il partito si presenta con slogan nazionalisti complessivamente tedeschi ma che sfruttano il fatto che proprio a Est il nazionalismo non sia un tabù come lo è a Ovest. Se è vero che AfD non è riuscita a strappare alla CDU il primo posto in Sassonia-Anhalt, è anche vero che è comunque riuscita a conquistare 1 voto su 5. Rispetto al 2016 i nazional-identitari hanno perso 3,4 punti%, ma si tratta di una perdita non eccessiva se si considera che le elezioni del 2016 erano quelle del primo exploit di AfD, avvenuto nel pieno della cosiddetta crisi dell’immigrazione. Non solo: nel gennaio 2021 proprio i servizi segreti interni della Sassonia-Anhalt hanno messo sotto osservazione ufficiale la sezione locale di Alternative für Deutschland per estremismo, mentre a livello nazionale il BfV (l’Ufficio per la Protezione della Costituzione) ha quasi completato lo stesso provvedimento. Soprattutto se si considerano questi ultimi due elementi, il 20,8% raggiunto dalla destra radicale nelle elezioni del Land non sembra più una sconfitta. Si tratta anzi di un risultato che si basa su uno zoccolo duro di elettori che, chiaramente, votano AfD anche quando i servizi segreti interni la indicano come potenziale nemico della costituzione della Repubblica Federale. Uno zoccolo duro, e questo è un altro aspetto di cruciale importanza, fatto di elettori e sostenitori per nulla anziani. In Sassonia-Anhalt AfD ha raccolto la maggioranza dei propri voti tra giovani o persone di mezza età. Tra i giovanissimi (18-24 anni) AfD ha raccolto solo il 17% dei voti, ma è comunque il secondo partito dietro alla CDU (18% dei voti). Ma, soprattutto, con il 27% dei voti la destra radicale si è rivelata essere il primo partito tra chi ha tra i 25 e i 34 anni e il secondo partito, sempre con il 27% dei voti, nella fascia di età che va dai 35 ai 44 anni. Un sostegno a trazione principalmente maschile, visto che Alternative für Deutschland è stato votata in Sassonia-Anhalt dal 29% di tutti gli elettori uomini (ma soltanto dal 18% delle elettrici donne), dal 31% degli uomini tra i 25 e i 34 anni e dal 32% degli uomini tra i 35 e i 44 anni (dati Infratest dimap).
La questione AfD resta quindi ancora profondamente radicata nelle dinamiche politiche e culturali dell’Est tedesco. Si tratta di una realtà complessa, legata alla scelta attiva di un’impostazione anti-liberale e potenzialmente post-democratica da parte di un segmento soprattutto maschile della Wendegeneration, cioè di quella generazione che era bambina (o non era nemmeno nata) alla caduta del Muro.
Twitter: @Lorenzomonfreg