Si vota in Sassonia-Anhalt / I rapporti Germania-Vaticano
Berlino e Santa Sede in vista del 26 settembre / L'ultimo test pre-elezioni è a Est
In questo numero ci occupiamo di due questioni apparentemente distanti, ma in realtà avvicinate dalle elezioni del Bundestag. Uski Audino traccia il quadro della situazione in Sassonia-Anhalt, dove si vota il 6 giugno e AfD potrebbe affermarsi come primo partito. Francesco De Felice approfondisce gli ultimi sviluppi nella Chiesa cattolica in Germania, evidenziando l’intensità dei rapporti tra il paese e il Vaticano.
Le elezioni in Sassonia-Anhalt: occhi puntati su CDU e AfD
Uski Audino
Le elezioni nel Land orientale della Sassonia-Anhalt, a meno di quattro mesi dal voto per il rinnovo del Bundestag del 26 settembre, sono qualcosa in più di un ultimo test regionale: sono delle prove generali almeno su due fronti. Al netto del carattere regionale delle consultazioni, l'esito del voto darà delle indicazioni sulla capacità di attrazione dell'Unione cristiano-democratica (CDU) come Volkspartei. Verrà poi gettata luce sulla grande incognita delle elezioni di settembre: il consenso del partito di ultra-destra Alternative für Deutschland (AfD) nei sei Länder orientali.
Al netto del carattere regionale delle consultazioni, l'esito del voto darà delle indicazioni sulla capacità di attrazione dell'Unione cristiano-democratica (CDU) come Volkspartei.
Nel dibattito pubblico delle ultime settimane in Germania, ancora una volta, lo sguardo si è concentrato sul radicamento della destra a Est più che a Ovest. Nei Länder occidentali, il 3% della popolazione mostra “una forma mentis dichiaratamente di estrema destra”, secondo uno studio condotto nel 2020 dell'Università di Lipsia. Negli Stati dell'Est, il dato balza al 9,5% . A gettare sale sulla ferita, legando la questione della destra nei Länder orientali alla distanza mai del tutto colmata tra le due “Germanie”, è stato nei giorni scorsi il sottosegretario all'Economia con delega all'Est, Marco Wanderwitz. Deputato della CDU al Bundestag, Wanderwitz ha sostenuto che “solo una piccola parte degli elettori di AfD sono recuperabili”, perché “abbiamo a che fare con persone che si sono formate durante la dittatura e che anche dopo trent'anni non sono arrivati alla democrazia”. Per contare su un vero cambiamento, bisogna aspettare le nuove generazioni, ha aggiunto. Queste dichiarazioni hanno sollevato una valanga di critiche da tutti i ministri-presidenti dei Länder orientali, e in particolare nelle fila della CDU. Alzare bandiera bianca a pochi giorni dalle elezioni in Sassonia-Anhalt e stigmatizzare il voto all'Est è sembrato a molti una pessima mossa elettorale. “Non posso condividere le affermazioni generiche e grossolane del delegato del governo per l'Est”, ha dichiarato il capogruppo della CDU in Sassonia-Anhalt, Sven Schukze, al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. Addirittura la cancelliera Angela Merkel, che di solito si tiene a distanza da polemiche di piccolo cabotaggio, è intervenuta per affermare che “non si rassegnerà mai, che questo sia semplicemente un dato di fatto”, e “che in democrazia ogni voto conta”.
Su un punto Laschet è stato chiaro, ancora una volta: “Con Afd non formeremo una coalizione e non collaboreremo”.
Tuttavia, è innegabile che la questione destra si ponga all'Est più che altrove e che questa sia una presenza problematica, per le dimensioni che ha assunto, soprattutto per il partito conservatore. Anche perché, in Sassonia-Anhalt, AfD è finita sotto osservazione dei servizi interni del BfV. Indicativa, in questo senso, è la sottolineatura arrivata dal presidente della CDU Armin Laschet nel talk-show televisivo della giornalista Sandra Maischberger, appena qualche giorno fa. Secondo il presidente della Cdu, candidato cancelliere del proprio partito e dell'Unione cristiano-sociale (CSU), la questione della destra in Germania e in Sassonia-Anhalt è un problema di tutti i partiti. Per tale motivo, il problema non deve essere inteso come una faccenda che coinvolge in primis la CDU. “Se l'AfD in un Landtag tedesco (parlamento regionale) arrivasse al primo posto sarebbe un problema per la democrazia in Germania”, ha evidenziato Laschet. La dichiarazione suona però piuttosto come una difesa anticipata del presidente dei cristiano-democratici dall'interpretare la possibile avanzata dell'AfD come un segno di debolezza del suo partito e della sua leadership. Tuttavia, su un punto Laschet è stato chiaro, ancora una volta: “Con l'Afd non ci formeremo una coalizione e non collaboreremo”.
Rechts Abgrenzung ossia demarcazione a destra
Se l'AfD incalza i cristiano-democratici a destra, a sinistra i socialdemocratici tendono a spingere e a sottolineare la continuità della CDU con le sue anime più ultra-conservatrici e vicine alla destra. Si tratta della polemica scoppiata nelle ultime settimane sulla Werte Union, associazione indipendente del partito conservatore ma considerata da sempre vicina alla CDU e ora guidata da Max Otte. Simpatizzante di AfD, già presidente del Desiderius-Erasmus Stiftung, Otte è anche attivista di Querdenken, ossia Pensiero laterale, il movimento dei negazionisti della pandemia di Covid-19 in Germania. “Mi aspetto da Laschet una chiara dichiarazione sul fatto che quelli che nella Werte Union stringono le mani a AfD vengano buttati fuori dall'Unione” ha detto Lars Klingbeil, segretario generale del Partito socialdemocratico tedesco (SPD). Il presidente della CDU ha replicato rimarcando l'assoluta indipendenza della Werte Union dal suo partito e mostrando assoluta indifferenza per quanto sostenuto da “quelle truppe”.
Sassonia-Anhalt: coabitazione forzata
Se questo è lo scenario generale, in Sassonia-Anhalt la sintesi di governo finora è stata raggiunta con alterne vicende da Rainer Haseloff, il ministro-presidente uscente della CDU. “Quello giusto in tempi difficili”, come suggerisce lo slogan elettorale che ha fatto da sfondo alla sua campagna elettorale. E di tempi difficili l'alleanza di governo in Sachsen-Anhalt ne ha visti parecchi negli ultimi tempi. La cosiddetta coalizione Kenia, dai colori della bandiera del Paese africano che richiamano quelli dei partiti tedeschi - CDU (nero), SPD (rosso) e Verdi (verde) - è nata nel 2016 con una missione di fondo: fare da baluardo contro l'AfD (Bollwerk gegen AfD). Un matrimonio di interessi senza alternative, non di affinità. Dati i numeri raccolti quattro anni fa dai suoi avversari, con 21 deputati di AfD e 16 della Linke, alla CDU - che da sempre esclude di allearsi con le ali estreme dell'arco costituzionale - non rimanevano altre possibilità. Questa varietà di posizioni all'interno di una stessa coalizione ha sicuramente reso difficile la vita del governo di Magdeburgo. Come disse lo stesso Haseloff nel 2019: “Il divario tra i conservatori nella mia CDU e la sinistra dei Verdi è ampio come mai è accaduto prima in un governo tedesco”. In effetti, i litigi interni hanno portato più di una volta la coalizione al governo in Sassonia-Anhalt a sfiorare la crisi. Come quando scoppiò il caso di Robert Möritz, il politico comunale della CDU scoperto con un tatuaggio di inequivocabile simbologia nazista: un sole nero composto da 12 svastiche. Inoltre, Möritz risultò iscritto all'Uniter, un gruppo sotto osservazione del BfV per estremismo di destra. Dopo enormi pressioni da parte di SPD e Verdi, l'esponente della CDU fece un passo indietro, ma lo stigma sul partito in Sassonia-Anhalt rimase.
Come disse lo stesso Haseloff nel 2019: “Il divario tra i conservatori nella mia CDU e la sinistra dei Verdi è ampio come mai è accaduto prima in un governo tedesco”
Più di recente, la lite del 2020 sull'aumento del canone televisivo ha prodotto onde talmente alte da arrivare anche a Berlino, rendendo necessario l'intervento dell'allora presidente della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer. La questione, come spesso in questi casi, era più di principio che di sostanza. Tuttavia, in questo caso, la sostanza era ben misera: 0,86 centesimi. Di tanto la tv pubblica chiedeva l'aumento. Mentre i parlamenti di 15 Länder avevano votato per l'aumento, la Sassonia-Anhalt era rimasta l'unico Stato a bloccare con il suo veto l'approvazione. Il governo del Land era favorevole, ma il gruppo parlamentare della CDU era contrario e voleva portare la questione al voto del Landtag. Una simile votazione avrebbe portato però alla crisi di governo. Perché? In caso di voto, la Cdu si sarebbe espressa per il “no”, insieme ad AfD. Una posizione inaccettabile per i colleghi di governo verdi e socialdemocratici, che avevano minacciato in quel caso di ritirarsi dall'esecutivo. Se la CDU avesse votato insieme al partito di ultra-destra al Landtag della Sassonia-Anhalt, la linea rossa sarebbe stata superata e il cosiddetto Brandmauer, il muro spartifuoco contro AfD, sarebbe crollato.
Nella già delicata situazione del momento, l'allora ministro degli Interni della Sassonia-Anhalt e capogruppo della CDU, Holger Stahlknecht, rilasciò un'intervista in cui alzava le spalle di fronte all'uscita di Verdi e SPD dal governo. Stahlknecht affermava che si poteva andare avanti con un esecutivo di minoranza. L'iniziativa, che avrebbe portato ad una coalizione de facto con tra CDU e AfD, fu considerata inaccettabile dal ministro-presidente Haseloff con il risultato che il responsabile degli Interni fu spinto alle dimissioni e si riuscì ad evitare il voto al Landtag. In questo modo, la crisi venne schivata all'ultimo secondo. Tuttavia, il baratro era stato evitato per poco.
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L'Aquila e la Croce: i cattolici tedeschi e i rapporti tra Germania e Santa Sede
Francesco De Felice
Tra i luoghi meno noti di Roma, ve n'è uno che testimonia l'intensità delle relazioni tra la Germania e la Santa Sede. È il Campo Santo Teutonico, sul fianco sinistro della basilica di San Pietro in Vaticano dove dall'VIII secolo vengono tumulati i tedeschi e i membri delle altre nazioni germaniche residenti a Roma. Questa prossimità ad limina Petri riassume la complessità dei rapporti tra la Germania e la Chiesa cattolica. Una relazione per lo più compresa tra l'analisi storica e la cronaca dell'attualità, a scapito della comprensione della dimensione politica. Tuttavia, tale aspetto dei rapporti tra Berlino e il Vaticano assume oggi rilevanza ancora maggiore, in vista delle elezioni del Bundestag del 26 settembre e dei più recenti sviluppi nel cattolicesimo tedesco, nell'inscindibile binomio di politica e fede religiosa. Soltanto ieri, 4 giugno, la Chiesa di Germania è stata scossa dal terremoto delle dimissioni da arcivescovo di Monaco e Frisinga che cardinale Reinhard Marx ha offerto a Papa Francesco. In una lettera al Pontefice datata al 21 maggio scorso, Marx ha motivato la decisione affermando di “condividere la responsabilità per la catastrofe degli abusi sessuali da parte dei membri della Chiesa negli ultimi decenni”. Il cardinale ha quindi ammesso i suoi “molti fallimenti personali ed errori di amministrazione”. A questi si aggiungono “fallimenti istituzionali o sistemici”. In questo mea culpa, Marx ha quindi denunciato il “punto morto” raggiunto dalla Chiesa cattolica. L'arcivescovo di Monaco e Frisinga ha poi auspicato che la sua rinuncia possa essere “un segno per nuovi inizi, per un nuovo risveglio della Chiesa”. Al riguardo, Marx ha evidenziato: “Voglio mostrare che non è l'ufficio a essere in primo piano, ma la missione del Vangelo”.
La Chiesa di Germania è stata appena scossa dal terremoto delle dimissioni da arcivescovo di Monaco e Frisinga che Cardinale Reinhard Marx ha offerto a Papa Francesco.
Il porporato ha proseguito: “Sono pronto ad assumermi la responsabilità personale, non solo per i miei errori, ma per la Chiesa come istituzione, che ho contribuito a plasmare per decenni”. Un confiteor che grava come un macigno sulla Chiesa in Germania e sulle sue gerarchie, di cui Marx è tra i massimi esponenti. Dal 2008 alla guida di una delle maggiori arcidiocesi del paese, presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK) dal 2014 al 2020, Marx è vicino al Synodaler Weg, il movimento di dibattito sulla riforma della Chiesa cattolica in corso in Germania. Avviata formalmente nel 2019, la discussione ha suscitato tanto speranze quanto timori, in Germania come altrove. I più avventati temono, infatti, uno nuovo scisma con il distacco dei cattolici tedeschi da Roma. Se tale sviluppo appare improbabile, più concrete sono le scosse che agitano la Chiesa tedesca a causa della questione degli abusi compiuti da parte del clero. In questo contesto, la missiva di Marx può essere letta come un'accusa contro il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia dal 2014 e considerato il principale avversario conservatore dell'arcivescovo di Monaco e Frisinga nella DBK. Lo stesso Woelki è stato toccato dagli scandali per gli abusi nel suo arcivescovado. Nel 2020, il porporato ha risposto commissionando un rapporto sulla questione studio legale Gerke&Wollschläger di Colonia., che ha preso in esame il periodo dal 1975 al 2018. Pubblicata il 18 marzo scorso, la ricerca ha riscontrato 24 casi di violazione dei doveri da parte dei funzionari dell'arcidiocesi di Colonia, sia religiosi sia laici, sui 236 fascicoli esaminati. In 104 casi, invece, si parla solo di “possibili” violazioni. Nel periodo in esame, risultano 202 sospetti autori di abusi, per circa due terzi sacerdoti. Il numero delle vittime è 314, di cui 178 uomini e 119 donne. Per 117 dei soggetti coinvolti mancano le informazioni sul genere. Assolto dalle accuse, il cardinale Woelki ha rifiutato di lasciare la guida dell'arcidiocesi di Colonia, affermando che una simile decisione costituirebbe “un errore”. Inoltre, sarebbe “troppo facile assumersi semplicemente la responsabilità morale e andarsene”. Una posizione agli antipodi di quella di Marx. Nonostante l'impegno a garantire che gli “errori” commessi non si ripetano, Woelki è stato severamente criticato dai cattolici tedeschi. L'arcidiocesi di Colonia è ora oggetto di visita apostolica da parte del cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, e Johannes van den Hende, titolare della diocesi di Rotterdam. L'obiettivo di questo passo certamente insolito, deciso da Papa Francesco, è ottenere un quadro completo della complessa situazione pastorale a Colonia. Arborelius e van den Hende procederanno a un esame degli eventuali errori commessi da Woelki e dalle gerarchie dell'arcidiocesi renana nei casi di abusi sessuali. Woelki ha comunicato che appoggerà la visita apostolica, aggiungendo di aver già fornito al Papa un quadro esauriente della situazione a febbraio scorso. Intanto, per le prossime settimane, è atteso l'avvio di un'inchiesta ordinata da Marx sugli abusi sessuali nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga.
Se un tempo qualcuno si interrogava sulle divisioni di cui potesse disporre il Papa, in vista delle elezioni del Bundestag la domanda è quanti voti dei cattolici tedeschi possano essere mobilitati e in quale direzione. Un bacino elettorale e una forza politica notevole, considerato che, in base agli ultimi dati disponibili risalenti al 2019, i fedeli di Roma in Germania erano 22,6 milioni sugli allora 83,1 milioni di abitanti.
Se tanto drammatiche possono essere le dinamiche interne al cattolicesimo tedesco, altrettanto intensi sono i rapporti tra la Germania e il Vaticano, retti da oltre 50 accordi bilaterali compreso il Concordato del 1933, ancora in vigore. La Germania è, dunque, lo Stato ad aver concluso il maggior numero di intese di tal genere, seguita dall'Italia con più di 40 accordi. A sottolineare il dato è il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, nella prefazione al saggio di Lorenzo Trapassi e Andrea Francia I rapporti giuridici fra lo Stato e la Chiesa in Germania - Lineamenti di diritto ecclesiastico, recentemente pubblicato da Giappichelli. Oltre alla diplomazia e al diritto vi è, tuttavia, da considerare la dimensione politica dei rapporti tra Germania e Santa Sede. Se un tempo qualcuno si interrogava sulle divisioni di cui potesse disporre il Papa, in vista delle elezioni del Bundestag, la domanda è quanti voti dei cattolici tedeschi possano essere mobilitati e in quale direzione. Un bacino elettorale e una forza politica notevole, considerato che, in base agli ultimi dati disponibili risalenti al 2019, i fedeli di Roma in Germania erano 22,6 milioni sugli allora 83,1 milioni di abitanti. Il totale supera quello degli evangelici, pari a 20,7 milioni, e dei fedeli delle Chiese libere protestanti, che erano 301 mila. Nessun politico tedesco può quindi sottovalutare il cattolicesimo come prima confessione in Germania, men che meno un popolare come Armin Laschet, presidente dell'Unione cristiano-democratica (CDU) nonché candidato cancelliere del proprio partito e dell'Unione cristiano-sociale (CSU) in vista delle elezioni del Bundestag. Laschet è inoltre primo ministro del Nordreno-Vesftalia, dove si trova Aquisgrana con la sua arcidiocesi. La città è un ulteriore e potente simbolo dei rapporti tra Germania e Santa Sede. Aquisgrana fu, infatti, sede della corte di Carlo Magno, che durante la messa di Natale dell'800 ricevette la corona del Sacro Romano Impero da papa Leone III nella basilica di San Pietro in Vaticano. Più di recente, il 22 gennaio 2019, ad Aquisgrana la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno concluso il trattato per il rafforzamento e l'approfondimento della cooperazione tra Germania e Francia. L'intesa ha voluto aggiornare e potenziare quell'asse franco-tedesco che, nella prospettiva europea, alcuni vedono come riedizione dell'impero carolingio.
È in questo intreccio di politica e fede, realismo e simboli, che può essere letta la visita di Laschet in Vaticano del 1 ottobre 2020, in udienza privata da Papa Francesco. Allora candidato alla presidenza della CDU, Laschet interpretò abilmente i colloqui nel Palazzo Apostolico come ulteriore riconoscimento del suo già noto spessore politico, una moderna investitura da parte del Pontefice funzionale alla corsa al vertice della CDU e alla meta più elevata della Cancelleria federale. La sintonia tra il primo ministro del Nordreno-Vestfalia e il Papa fu evidente nelle dichiarazioni di Laschet a seguito dell'incontro. Al termine dell'udienza privata con il Pontefice, Laschet elogiò Francesco, allo stesso tempo veicolando un messaggio politico rivolto alla Germania e all'Ue, in particolare all'Italia: “Le nostre società nel Nord, anch'esse minacciate di disgregazione, non hanno bisogno di tanta solidarietà finanziaria, ma dell'impulso spirituale di un uomo che possa anche unire le persone”. Con un collegamento tra il proprio multilateralismo a quello di Francesco, forma dell'universalismo della Chiesa, Laschet evidenziò poi come, in un mondo in cui molti sostengono “Il mio paese prima di tutto”, riunire le persone sia “un impulso particolarmente importante che la Chiesa può dare”. Il primo ministro del Nordreno-Vestfalia comunicò, infine, di aver invitato il Papa a visitare il Land nel 2021. Come osservato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, la mossa poteva avere “un senso politico”, in vista delle elezioni del Bundestag.
“Le nostre società nel Nord, anch'esse minacciate di disgregazione, non hanno bisogno di tanta solidarietà finanziaria, ma dell'impulso spirituale di un uomo che possa anche unire le persone”
Nella stessa prospettiva, con il voto sempre più vicino, può essere interpretata l'udienza privata concessa dal Papa al ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, il 12 maggio scorso. Alla vigilia dell'incontro, l'esponente del Partito socialdemocratico tedesco (SpD) dichiarò che, con la sua visita in Iraq del 5-8 marzo precedente, il Pontefice aveva dimostrato “in maniera impressionante quale impatto la Chiesa può ancora avere come attore diplomatico globale per la riconciliazione e la pace”. Per il capo della diplomazia di Berlino, l'impegno della Chiesa è “ancor più importante” durante la pandemia di Covid-19 che, “sebbene sia una sfida per tutti, colpisce nella maniera più dura i più vulnerabili”. Al riguardo, il ministro degli Esteri tedesco sottolineò che il coronavirus “sta aprendo nuove fratture ed esacerbando le tensioni sociali”. I colloqui con il Papa, proseguì Maas, si sarebbero pertanto concentrati su “come possiamo coordinare il nostro impegno umanitario con uno sguardo alla diminuzione della tensione nei conflitti e al contributo per il raggiungimento di soluzioni”. Le affermazioni del ministro degli Esteri tedesco sono un'ulteriore prova dell'intensità dei rapporti tra Berlino e il Vaticano: al riconoscimento del ruolo internazionale del Pontefice si unisce, infatti, la volontà della Germania di collaborare con la Santa Sede nella politica mondiale.
Un'ulteriore prova dell'intensità dei rapporti tra Berlino e il Vaticano: al riconoscimento del ruolo internazionale del Pontefice si unisce, infatti, la volontà della Germania di collaborare con la Santa Sede nella politica mondiale.
Allo stesso tempo, Maas ha inteso utilizzare l'udienza con Francesco come strumento per la mobilitazione del consenso elettorale. Durante i colloqui, l'esponente della SpD ha infatti discusso con il Papa anche degli abusi nella Chiesa in Germania, definendoli una questione che “commuove molti e determina il loro rapporto con la loro comunità religiosa”. Maas aggiunse di essere interessato a “come la Chiesa cattolica e, in particolare, il Papa” intendono affrontare il problema. Per Maas, lo Stato deve intervenire, soprattutto quando si tratta di questioni penali. Intanto, il capo della diplomazia di Berlino accoglieva con favore le benedizioni impartite dal clero cattolico tedesco alle coppie omosessuali, contro il divieto della Congregazione per la Dottrina della Fede “Vedo una grande apertura in alcune parti della Chiesa cattolica agli sviluppi sociali che non si possono ignorare”, dichiarò Maas. Con un implicito riferimento al Synodaler Weg, il ministro degli Esteri tedesco aggiunse: “Accolgo con grande favore il fatto che queste discussioni vengano nuovamente avviate e condotte in modo più approfondito”.
Rimane da vedere per chi voteranno i cattolici tedeschi il prossimo 26 settembre. A ogni modo, il rapporto tra Germania e Santa Sede pare destinato a rimanere saldo e dinamico, in particolare se il prossimo governo federale sarà guidato da CDU e CSU con Laschet cancelliere.
Maas sostenne, infine, l'appello del Papa alla sospensione dei brevetti per i vaccini contro il Covid-19, di fatto contraddicendo Merkel per cui una decisione simile non può che essere volontaria, ossia assunta dai singoli Stati. Rimane da vedere per chi voteranno i cattolici tedeschi il 26 settembre. A ogni modo, il rapporto tra Germania e Santa Sede pare destinato a rimanere saldo e dinamico, in particolare se il prossimo governo federale sarà guidato da CDU e CSU con Laschet cancelliere. Intanto, come reso noto dalla sede di Roma della Konrad-Adenauer-Stiftung, l'esecutivo tedesco ha deciso di sostenere la riqualificazione del Campo Santo Teutonico con una sovvenzione da 16 milioni di euro. Papa Francesco avrebbe già espresso il suo personale ringraziamento durante l'udienza privata concessa a Maas.
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