La politica estera della SPD//L'Asgaard e l'estremismo
I mercenari neonazi dalla Germania all’Iraq//I socialdemocratici tra europeismo e atlantismo
La Große Koalition ha i mesi contati, ma nulla esclude che a settembre la SPD possa rientrare al governo in altre formazioni. Per questo serve tenere d'occhio la sua politica estera europeista e il suo atlantismo di facciata. Ne parliamo in questo numero con Uski Audino. Francesco De Felice continua ad approfondire i legami tra forze armate, polizia ed estrema destra, concentrandosi sull’Asgaard, compagnia per la sicurezza privata.
La politica estera della SPD: atlantismo a metà ed europeismo di sinistra
Uski Audino
La Spd ha poche chance di restare al governo in Germania dopo le elezioni di settembre, ma l'aria di débâcle che tira sulla Cdu travolta dagli scandali non permette di escludere alcuno scenario. Mai dire mai. E le elezioni di domenica in Baden-Württemberg e in Renania-Palatinato potrebbero confermarlo. Per questo è importante prestare un occhio al posizionamento dei socialdemocratici in politica estera, in particolare nei confronti dell'Europa. Se c'è infatti un partito che dai tempi della candidatura dell'ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha fatto dell'Europa una bandiera, parlando degli Stati Uniti d'Europa, quello è l'Spd. L'orientamento europeo dei socialdemocratici va quindi tenuto in considerazione, tanto per la sua influenza nella disponibilità tedesca al Recovery fund quanto per eventuali scenari futuri post-elettorali. Nel programma dei socialdemocratici si scrive ad esempio che “la storica decisione del più grande programma di ricostruzione nella storia dell'Unione europea non ci sarebbe potuto essere senza l'Spd. Un cambiamento di paradigma storico nella politica europea”. Ora, di sicuro l'accordo raggiunto sul Recovery Fund non è un colpo tirato a segno solo dai socialdemocratici, ma di certo l'impegno tedesco nel portare avanti questo Recovery sarebbe stato difficile da immaginare con la guida delle Finanze ancora nelle solide mani dell'ex ministro Wolfgang Schäuble.
“noi rimaniamo favorevoli a una politica europea di investimenti comuni”
Ma facciamo un passo indietro. Che ruolo ha la politica estera nell'Spd?
Da sempre il ruolo e il peso degli Esteri nel programma di un partito, in Italia come in Germania, è pari a un fanalino di coda. E l'Spd non fa eccezione. Il capitolo “Un'Europa sovrana nel mondo” arriva a pagina 52 su 64. Del resto non stupisce: gli elettori vanno convinti hic e nunc, difficile appassionarli e trascinarli al voto su scenari lontani. Formata in un ordine mondiale pre-europeo e abituata a ragionare in un orizzonte ancora nazionale, la dirigenza politica - in Italia come in Germania, nell'Spd come nella Cdu – intende la politica estera così come la politica europea come una lista di desiderata, una sorta di libro dei sogni. In particolare nel caso dell'Spd. I socialdemocratici vogliono “rafforzare l'Europa” perché “solo in un'Europa solidale e sovrana siamo in grado di contribuire a dare forma al mondo di domani e avvicinarci alla nostra visione di un futuro più democratico, giusto e sostenibile”. Quali sono gli strumenti per arrivare a questa Europa? Si tratta, in verità, di strumenti piuttosto concreti e interessanti per l'Italia: innanzitutto l'Spd è favorevole agli investimenti pubblici in Europa sul capitolo 'sostenibilità ambientale' anche per il futuro. “Gli investimenti sono essenziali per un futuro europeo sostenibile” si scrive nel programma e “noi rimaniamo favorevoli a una politica europea di investimenti comuni”. Un altro modo per dire: non vogliamo un intervento 'una tantum' ma una cooperazione permanente, un punto di differenza sostanziale rispetto alla posizione dei conservatori della Cdu-Csu, decisi a votare il Recovery fund una volta e mai più, come hanno spesso ripetuto.
I socialdemocratici sono molto favorevoli ad “un'unione fiscale” e a potenziare una politica fiscale comune in Europa. Mentre sul fronte dell'unione bancaria il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz si è speso più volte a sostegno del completamento dell'Unione bancaria, cara all'Italia. L'intenzione dei socialdemocratici è da una parte portare avanti l'unione fiscale e dall'altra spingere verso “l'unione sociale comune” per “un'assicurazione europea sulla disoccupazione” che dia sicurezza ai lavoratori in tempi di crisi. Quando nell'autunno del 2018 in Italia si parlava di reddito di cittadinanza il socialdemocratico Scholz, in un dibattito pubblico, espresse il suo personale stupore nello scoprire che a sud delle Alpi non ci fosse qualcosa di paragonabile al sussidio di disoccupazione tedesco, meglio noto come Hartz IV.
Nelle intenzioni dei socialdemocratici, in sintesi, c'è la volontà di una maggiore integrazione europea ma ad un patto: che non si configuri come perdita di diritti o abbassamento degli standard di welfare per i cittadini tedeschi ma, al contrario, come innalzamento o estensione di quegli standard al resto dell'Unione. Lo si scrive chiaramente: “estenderemo i diritti dei lavoratori”. L'Europa non deve essere un gioco a perdere per i lavoratori tedeschi.
i socialdemocratici puntano a rafforzare il ruolo dell'Europarlamento e chiedono di spingere l'acceleratore su una “vera iniziativa legislativa del Parlamento europeo”. Sono favorevoli al voto a maggioranza nella politica estera della Ue
Sul versante delle istituzioni europee i socialdemocratici puntano a rafforzare il ruolo dell'Europarlamento e chiedono di spingere l'acceleratore su una “vera iniziativa legislativa del Parlamento europeo”. Sono favorevoli al voto a maggioranza nella politica estera della Ue, contro l'attuale voto per unanimità, e sostengono che l'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa europeo si debba trasformare in un vero ministro degli Esteri.
Sul fronte Usa, l'Spd così come la Cancelliera Angela Merkel, chiedono “una nuova partenza dei rapporti transatlantici”. Che significa? L'articolazione di questa ripartenza per l'Spd è decisamente vaga. Si parla di “rafforzare” il legame di collaborazione con gli Usa sui temi della protezione del clima (stesso argomento sostenuto dai Verdi), politica sanitaria, commercio, disarmo (sic!) e sulla domanda di sicurezza. In particolare, la Nato rimane “irrinunciabile” ma viene messo l'accento sul fatto che “parallelamente la Ue deve diventare più autonoma in termini di sicurezza e difesa”. Al di là delle parole contenute nel programma elettorale 2021 restano i fatti: lo scorso dicembre in parlamento la sinistra dell'Spd ha avuto la meglio nel bloccare al Bundestag la proposta in discussione da anni di armare i droni a supporto delle truppe, da impiegare per esempio nelle missioni all'estero come in Afghanistan. Al tempo stesso l'Spd e il ministro degli Esteri Heiko Maas hanno però dato l'ok a proseguire la missione in Afghanistan fino alla fine dell'anno. Secondo diversi analisti, la tecnica di dare un colpo al cerchio e uno alla botte in politica estera, nasconde di fatto il cambio di passo (a sinistra) del partito. Dopo le dimissioni nel 2019 di Andrea Nahles e la sconfitta al congresso della linea Scholz nel partito, la linea dominante anche in politica estera è quella anti-militarista di Rolf Mützenich e dei due co-presidenti del partito, Sakia Esken e Norbert Walter-Borjan.
Dai radar del partito, almeno per quel che riguarda il dibattito pubblico, è sparita la politica estera nei confronti della Cina, di cui parla ormai soltanto l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. Il padre “scomodo” dell'Spd non si fa illusioni su un punto: “gli Usa hanno tolto lo sguardo dall'Europa e lo puntano sulla Cina”, da qui nasce “la chiara e cristallina richiesta degli Usa all'Europa: allinearsi alle linee americane e marciare insieme contro Pechino”, scrive Schröder in un contributo su Handelsblatt. “Ma è saggio? Riflette i nostri interessi? E non ci sono alternative ad una nuova guerra fredda?” prosegue l'ex cancelliere. Naturalmente, prosegue Schröder, non bisogna farsi illusioni su cosa è la Cina, il suo sistema e i suoi obiettivi ma “anche se la Cina è un partner politico difficile, noi europei non dovremmo lasciarci trascinare in una guerra fredda commerciale”, sintetizza l'ex capo dei socialdemocratici. Piuttosto si dovrebbe fare attenzione “alla nostra sovranità europea nei confronti di Cina e Usa, che non significa equidistanza” data l'alleanza atlantica che pure deve essere riformata con urgenza, visto che “l'Europa deve diventare un attore autonomo tra i due poli di Cina e Usa”. Una posizione in verità non molto diversa da quella sostenuta dalla Cancelliera Angela Merkel, alla conferenza di Monaco, ma che non coincide con l'ala ultra-atlantista, molto influente e nutrita, della Cdu.
Twitter: @Uskiaudino
L'Asgaard: estremisti di destra dalla Germania a Baghdad a bordo di un drakkar
Francesco De Felice
Dopo un secolo, riappaiono in Germania i simboli dei Freikorps, le formazioni paramilitari che sostenevano la rivoluzione conservatrice nei primi anni della Repubblica di Weimar, in cui combatterono diversi esponenti del nazionalsocialismo. L'Asgaard German Security Group, compagnia per la sicurezza privata che offre servizi di protezione nelle aree di crisi, ha infatti il drakkar, la nave dei vichinghi, come emblema, in un contorno di caratteri runici. Uno stemma che ricorda quello della Marine-Brigade Erhardt, il corpo franco comandato dal capitano di corvetta Hermann Herardt (1881-1971), attivo dal 1919 fino all'inquadramento nella Reichswehr, le allora forze armate della Germania, nel 1920. Con sede ad Hamm in Nordreno-Vestfalia, l'Asgaard è una tipica compagnia di contractors, all'apparenza. Non fosse per il drakkar, le rune e il richiamo nel nome alla sede degli Asi, gli dei della mitologia norrena che il nazismo inserì tra le proprie fondamenta ideologiche e culturali. Elementi di quel passato che in Germania non vuole passare. Nella penombra di questo quadro, l'Asgaard si pone al centro delle trame nere che scorrono nel paese, sotterranee finché non emergono con gli scandali nella Bundeswehr e nelle forze di polizia, dove periodicamente vengono scoperti estremisti di destra. La compagnia è, infatti, sospettata di reclutare i propri operatori tra i neonazisti in uniforme.
l'Asgaard si pone al centro delle trame nere che scorrono nel paese, sotterranee finché non emergono con gli scandali nella Bundeswehr e nelle forze di polizia, dove periodicamente vengono scoperti estremisti di destra.
I contatti tra l'Asgaard e la destra radicale in armi sono emersi a settembre del 2020, quando un militare è stato arrestato con l'accusa di pianificare un attentato in preparazione del “Giorno X”, che nel gergo dell'estrema tedesca indica il colpo di Stato per rovesciare l'ordinamento liberaldemocratico. Sospettato di vicinanza con la destra radicale, l'arrestato prestava servizio presso la caserma Tollense di Neubrandenburg, sede della 41ma brigata Panzergrenadiere ossia la fanteria meccanizzata della Bundeswehr, in Meclemburgo-Pomerania anteriore. Nel luglio precedente, il militare aveva partecipato a un incontro organizzato dall'Asgaard presso la propria sede centrale, come rivelato da un'inchiesta condotta dal settimanale Der Spiegel e da Kontraste, trasmissione dell'emittente radiotelevisiva Ard.All'evento hanno preso parte militari e agenti di polizia, in servizio e in congedo, che non farebbero mistero della loro militanza nella destra radicale. Pare, dunque, dipanarsi un filo nero su cui si allineano operatori per la sicurezza privata, militari e agenti di polizia tra Ovest ed Est, dal Nordreno-Vestfalia al Meclemburgo-Pomerania anteriore.
In questo Land, nel 2017, è stato scoperto il gruppo di estrema destra Nordkreuz, sospettato di preparare un colpo di Stato in Germania. In particolare, membri del Nordkreuz avrebbero redatto liste degli oppositori politici da eliminare e avrebbero ordinato 200 sacchi per cadaveri, oltre a diversi chili di calce viva con cui coprirli. Secondo l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), l'agenzia di intelligence interna della Germania, diversi esponenti del Nordkreuz provengono dalla Bundeswehr e dalla polizia, in particolare dal Comando per le operazioni speciali (SEK) dell'Ufficio di polizia criminale del Meclemburgo-Pomerania anteriore. L'infiltrazione dei neonazisti nei commissariati di polizia della Germania ha gettato scandalo anche in Assia dove, a settembre del 2020, un agente di Francoforte sul Meno è stato indagato per violazione di segreto d'ufficio e corruzione. In particolare, l'uomo è stato accusato di aver sottratto in maniera illecita dati personali dai computer della polizia e di aver lavorato senza autorizzazione per una non meglio precisata compagnia di sicurezza privata del Nordreno-Vestfalia, il Land dove ha sede l'Asgaard. Qui, era impiegato un agente di polizia sospettato di simpatizzare per il Gruppo S, cellula di terroristi di estrema destra tedeschi arrestati a febbraio del 2020.
A rafforzare l'ipotesi di un legame con l'Asgaard ci sono foto che ritraggono l'agente dell'Assia in armi e con la tenuta operativa dell'Asgaard a Baghdad. Il funzionario sarebbe stato impiegato dalla società di Hamm mentre era in servizio a Francoforte, passando con disinvoltura dall'asfalto della metropoli tedesca alle sabbie della Mesopotamia. È, infatti, nella capitale dell'Iraq che l'Asgaard fornisce i propri servizi di protezione. Secondo gli inquirenti, l'agente avrebbe acquisito le informazioni a fini di arricchimento personale presso la compagnia di sicurezza. Il sospettato è stato sospeso dal servizio e nei suoi confronti è stato avviato un procedimento disciplinare.
L'attività dell'Asgaard a Baghdad è stata documentata da un filmato diffuso da Der Spiegel e Kontraste. Il video è stato girato nel 2017, in quella che allora era la sede della compagnia nella Zona verde, dove si trovano edifici governativi e ambasciate. In particolare, gli eredi della tradizione del mercenariato tedesco operavano da un ufficio a meno di 500 metri dalla rappresentanza delle Nazioni Unite e a circa un chilometro dal ministero degli Esteri iracheno. A Baghdad, l'Asgaard garantiva la sicurezza dell'ambasciata di un non meglio precisato Stato arabo. Secondo fonti non confermate, si tratterebbe dell'Arabia Saudita. Fin qui, nulla di sorprendente: la società di Hamm è una delle tante compagnie di contractors attive in Iraq. Allo stesso modo, non stupisce che, come le sue concorrenti, l'Asgaard impieghi degli ex militari. Nel 2017, la compagnia era attiva a Baghdad con 25 guardie del corpo provenienti da reparti specializzati della Budeswehr, soprattutto paracadutisti, cacciatori di montagna e fanteria meccanizzata. Tutti “animali alfa”, come ebbe a dire Dirk Gaßmann, parà della Bundeswehr in congedo che dirige l'Asgaard, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano Bild in quell'anno. Dalle immagini pubblicate da Der Spiegel, si nota come il personale dell'Asgaard a Baghdad sia orgoglioso del proprio servizio militare per la Germania, sfoggiando una toppa con il tricolore tedesco sul gilet tattico, parte di una tenuta operativa non dissimile da quella in dotazione alla Bundeswehr.
nel filmato entrato in possesso diDer SpiegeleKontraste,si osservacome nella sede della compagnia a Baghdad si trovassero bandiere di guerra dell'impero tedesco, aquile del Reich, scritte in caratteri gotici e motti della Wehrmacht
Reclutamento tra ex militari che fanno mostra orgoglio nazionale: niente di insolito per una compagnia di sicurezza privata. Tuttavia, nel filmato entrato in possesso diDer SpiegeleKontraste,si osservacome nella sede della compagnia a Baghdad si trovassero bandiere di guerra dell'impero tedesco, aquile del Reich, scritte in caratteri gotici e motti della Wehrmacht, le forze armate della Germania nazionalsocialista. Come rivelato a Kontraste da Bilaal Zaher, già dipendente dell'Asgaard, la sede di Baghad sarebbe stata soprannominata Wolfsschanze, ossia “tana del lupo”, come il quartier generale di Adolf Hitler a Rastenburg, nell'allora Prussia orientale. Inoltre, secondo Zaher, Gaßmann avrebbe fatto più volte riferimento al “Giorno X”.
Attualmente, l'Asgaard avrebbe trasferito la propria sede nella capitale dell'Iraq in un altro edificio, privo dei simboli dell'estrema destra tedesca. Il trasloco non è stato sufficiente a mettere a tacere i sospetti sull'Asgaard come gruppo paramilitare di estrema destra. Alcune fotografie scattate durante un evento nella sede dell'azienda ad Hamm ritraggono, infatti, Gaßmann in posa con il busto di un militare della Wehrmacht. L'ex parà sorride e indica la svastica al centro di una Croce di ferro, che si trova alla base della scultura. Inoltre, sui social media, il direttore dell'Asgaard non ha fatto mistero delle proprie simpatie di estrema destra. Per esempio, su Facebook, Gaßmann ha citato come “figura ispiratrice” il generale della Luftwaffe Kurt Student (1890-1978), fondatore dei paracadutisti della Wehrmacht e loro comandante in capo durante la seconda guerra mondiale. Nel corso del conflitto, Student si rese responsabile di crimini di guerra, come i massacri di Kondomari e Kandanos a Creta nel 1941. Due anni dopo, lo stesso Student pianificò la liberazione di Benito Mussolini dalla prigionia a Campo Imperatore. Interpellato da Der Spiegel in merito alla sua ammirazione per Student, il direttore dell'Asgaard ha risposto che, “in quanto ex paracadutista”, considera il generale “un modello”. Gaßmann ha poi respinto i sospetti e le accuse di estremismo di destra contro la compagnia che dirige e la sua stessa persona, sottolineando che nessun dipendente simpatizza per “la tirannide nazionalsocialista”.
Tuttavia, i social network tornano a mettere in dubbio queste affermazioni. Nel 2015, su Facebook, Gaßmann ha scritto che “l'Islam è e rimarrà il problema”. Inoltre, in una discussione sulla stesa piattaforma dedicata alle canzoni della Wehrmacht vietate in Germania, il direttore dell'Asgaard ha indirettamente pubblicizzato la società, proponendo reclutamento. A un utente che lamentava la messa al bando dei canti, Gaßmann ha replicato che avrebbe potuto “continuare a cantare a Baghdad, nessun problema”. Sempre su Facebook, un contatto di Gaßmann, già dipendente dell'Asgaard, ha pubblicato simboli del suprematismo bianco e mappe della Germania nei confini del Terzo Reich. “Sono tedesco, se scrivessi quello che penso sarei in prigione domani”, ha poi scritto l'utente, lamentandosi che la “razza bianca pura” rappresenti soltanto una minima percentuale della popolazione mondiale. Per Der Spiegel e Kontraste, affermazioni come questa sarebbero all'ordine nell'Asgaard, tra navi vichinghe, divinità norrene, rune, caratteri gotici, bandiere del Reich, culto della Wehrmacht. E armi automatiche.
Twitter: @FFelice1983
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