Il Nord Stream 2, gasdotto in costruzione tra Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, è completato al 95%. Progetto controverso dal suo avvio, a seguito del caso Navalny, l’infrastruttura sta provocando un maremoto tra Berlino, Mosca e Washington. In Germania, le ondate colpiscono anche la politica interna, a meno di otto mesi alle elezioni del Bundestag del 26 settembre.
Con Francesco De Felice daremo uno sguardo all'orizzonte internazionale, con Uski Audino ci occuperemo di come il tema impegna la politica tedesca. Gli articoli sono arricchiti dalle foto di Alessandro Ricci che qualche mese fa è stato sulle rive del Baltico, a Sassnitz, in Meclemburgo-Pomerania anteriore, base operativa per le navi posatubi.
Il Nord Stream 2 è molto più del caso Navalny
Francesco De Felice
Sono agitate le acque del Mar Baltico. Con tutto il suo peso politico, la vicenda giudiziaria dell'oppositore russo Aleksej Navalny è piombata come un macigno sul Nord Stream 2, il gasdotto tra Russia e Germania attraverso il Baltico, prossimo al completamento. Il caso Navalny minaccia di provocare uno tsunami che potrebbe sommergere uno dei maggiori progetti infrastrutturali degli ultimi anni, di essenziale importanza per l'approvvigionamento di gas naturale nell'Ue impegnata nella transizione energetica. Le implicazioni possono essere tanto più dirompenti in un contesto come quello attuale, in cui la dinamica geopolitica del Großraum euroatlantico è in rapido mutamento, anche in considerazione dell'insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden. All'orizzonte vi sono poi le elezioni del Bundestag del 26 settembre, che imprimono un effetto di accelerazione, tanto nella politica interna quanto in quella estera della Germania. In molti, nel paese come altrove, auspicano o temono che il Nord Stream 2 venga travolto dal maremoto Navalny. Un esito catastrofico che, tuttavia, cozza con la realtà dei fatti. Il primo e più saldo frangiflutti che mette al riparo il Nord Stream 2 è la convergenza di interessi tra Berlino e Mosca. Un rapporto tanto stretto da aver portato a coniare il termine “Gerussia”, parte del più grande spazio euroasiatico che si sviluppa lungo l'asse Germania-Russia-Cina. Un'area in cui la proiezione della Repubblica federale tedesca si basa sul più classico realismo, pur non mancando periodici richiami al rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello Stato diritto, nei confronti della Russia con della Cina.
Il legame strategico tra Germania e Russia, di cui il Nord Stream 2 è tra gli assi portanti, è evidente nelle posizioni recentemente assunte dall'Ost-Ausschuss der Deutschen Wirtschaft (OA), ossia il Comitato per l'Est dell'economia tedesca (OA). Ente, appoggiato dalla Bundesverband der Deutschen Industrie (BDI), che promuove gli interessi delle imprese della Germania in 29 paesi dell'Europa centrale, orientale e sud-orientale, nel Caucaso meridionale e nell'Asia centrale. A novembre scorso, prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l'OA aveva auspicato la vittoria di Biden proprio per disinnescare la disputa tra Washington e Berlino sul Nord Stream 2, che gli USA considerano una minaccia alla propria sicurezza nazionale. Secondo Washington, infatti, il gasdotto costituirebbe uno strumento del Cremlino per accrescere la propria influenza nell'Ue, sfruttandone la dipendenza dalle forniture di gas della Russia.
Il Nord Stream 2 ricopre un ruolo centrale nel recupero delle relazioni tra Germania e Stati Uniti, gravemente deterioratesi durante l'amministrazione Trump. Un rapporto essenziale per Berlino, in equilibrio tra Washington e Mosca. Per Biden, il gasdotto russo-tedesco è “un brutto affare” per l'Europa. A sua volta, la Germania non intende rinunciare al progetto, che per il governo tedesco è puramente economico e non ha alcun legame diretto con il caso Navalny. Per le contromisure da adottare dopo l'arresto e la condanna dell'oppositore russo a Mosca, sostiene Berlino, si discuterà nell'Ue. Inoltre, eventuali sanzioni potrebbero riguardare singole autorità russe e non il gasdotto del Baltico. In questo contesto si inseriscono le dichiarazioni del ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, secondo cui il recupero del rapporto transatlantico non significa che Germania e USA andranno “d'accordo su tutte le questioni”. Per Maas, esponente del Partito socialdemocratico tedesco (SPD), tra Berlino e Washington, “potrebbero esservi ancora discussioni difficili”,
Tuttavia, nelle due capitali, è diffusa la consapevolezza della necessità di raggiungere un compromesso sul Nord Stream 2. Un tentativo in tale direzione è stato compiuto dal ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz. A settembre scorso, il settimanale Die Zeit ha rivelato che Scholz aveva inviato una lettera all'allora segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Steven Mnuchin, in cui esponeva i termini di una possibile intesa per salvare dalle sanzioni il Nord Stream 2. Scholz comunicava che il governo tedesco era pronto a finanziare la costruzione di due terminali per l'importazione in Germania di gas naturale liquefatto (GNL) dagli USA. In cambio, la Germania chiedeva che gli Stati Uniti consentissero “il completamento e il funzionamento senza ostacoli del Nord Stream 2”. L'offerta di Scholz non ha superato l'Oceano Atlantico,
Gli Stati Uniti sarebbero pronti a dialogare con la Germania per rinunciare alle sanzioni, ma a certe condizioni.
È di nuovo Handelsblatt a rivelare le manovre in corso tra Washington e Berlino. Secondo il principale quotidiano economico tedesco, gli Stati Uniti sarebbero pronti a dialogare con la Germania per rinunciare alle sanzioni, ma a certe condizioni. “I tedeschi devono mettere sul tavolo una soluzione a pacchetto, altrimenti, non saremo in grado di togliere di mezzo la questione del Nord Stream 2”. Il governo tedesco non ha ancora presentato le proprie proposte.
Al momento, i colloqui tra USA e Germania sono in fase di stallo: Washington è decisa a bloccare il gasdotto, mentre Berlino conferma la volontà di completarlo in quanto progetto esclusivamente economico. Ma per evitare lo stallo la soluzione gli Stati Uniti sarebbero interessati a dotare il Nord Stream 2 di un “meccanismo di arresto” che potrebbe interrompere le forniture di gas. Il dispositivo scatterebbe qualora la Russia esercitasse pressioni sull'Ucraina con l'interruzione del transito di gas attraverso il paese. L'idea è privare il Cremlino dell'incentivo di utilizzare il Nord Stream 2 come arma contro Kiev. Inoltre, gli Stati Uniti chiedono che venga rinegoziato l'accordo sul transito del gas naturale russo attraverso il sistema di gasdotti dell'Ucraina. Una cosa è assolutamente chiara all'amministrazione degli Stati Uniti: le precedenti offerte del governo tedesco per risolvere la controversia sul gasdotto sono insufficienti.
Gli Stati Uniti sarebbero interessati a dotare il Nord Stream 2 di un “meccanismo di arresto” che potrebbe interrompere le forniture di gas. Il dispositivo scatterebbe qualora la Russia esercitasse pressioni sull'Ucraina con l'interruzione del transito di gas attraverso il paese.
In questo “Grande gioco” che si dipana dal Mar Baltico al Mar Nero come la Cortina di ferro, al tavolo siede tra gli altri quella SPD di cui Scholz e Maas sono esponenti e che, soprattutto, è la guardiana dell'ortodossia della Ostpolitik. Non deve, quindi, sorprendere che siano i socialdemocratici i più agguerriti e compatti sostenitori del Nord Stream2. La SPD si erge, dunque, a ulteriore barriera a protezione del gasdotto. Equilibrismi e ambiguità che animano non soltanto la SPD, ma la posizione dell'intera Germania sul Nord Stream 2 che ha “interesse a lavorare con la Russia su varie questioni e conflitti in alcune aree in cui c’è bisogno della cooperazione costruttiva di Mosca”. Una collaborazione che si incarna in Gerhard Schröder, esponente della SPD, cancelliere tedesco dal 1998 al 2005, poi lobbista per Gazprom e oggi presidente dei consigli di amministrazione dell'azienda russa per l'energia Rosneft e di NordStream2 AG. L'ex cancelliere presiede anche il comitato degli azionisti di Nord Stream AG. Un accumulo di incarichi che è severamente criticato in Germania, con maggiore veemenza dopo lo scoppio del caso Navalny. Dallo stesso attivista russo Schröder è stato accusato di essere “il galoppino di Putin”. L'esponente socialdemocratico è rimasto impermeabile a queste critiche e ha ripetutamente affermato che la vicenda di Navalny non ha nulla a che fare con il Nord Stream 2.
Una posizione di fatto condivisa, seppure con qualche sfumatura, dalle altre parti della Große Koalition al governo in Germania.Pur condannando il tentativo di avvelenamento subito in Russia da Navalny in Russia, il suo arresto a Mosca e la condanna al carcere, i presidenti dell'Unione cristiani-democratica (CDU) e dell'Unione cristiano-sociale (CSU), rispettivamente Armin Laschet e Markus Söder, sono decisamente a favore del completamento del Nord Stream 2. Vi è però una corrente atlantista nella CDU critica nei confronti del progetto, di cui fa parte Norbert Röttgen, deputato della CDU al Bundestag dove presiede la commissione Affari esteri. Immediatamente dopo il tentativo di avvelenamento subito da Navalnyj, Röttgen fu tra i primi a chiedere di fermare immediatamente i lavori del Nord Stream 2, denunciando la violenza, la corruzione e le mire espansionistiche che imputava al “sistema Putin”. Oggi, Röttgen ha assunto una posizione più moderata in merito al Nord Stream 2, pur definendo “una farsa” la condanna al carcere di Navalny. Per il gasdotto russo-tedesco, il presidente della commissione Affari Esteri del Bundestag ha proposto una moratoria internazionale.
Macron ha dichiarato che “niente sarebbe detto o annunciato sul Nord Stream 2 senza uno stretto coordinamento franco-tedesco”.
Intanto, il progetto russo-tedesco manifesta con maggiore evidenza la sua sostanza di questione paneuropea, coinvolgendo sul piano politico quella stessa Francia che con il gruppo per l'energia Engie è tra le società coinvolte nella costruzione del gasdotto. Recentemente, il sottosegretario agli Affari europei francese, Clement Beaune, ha affermato che la Francia ha sempre nutrito “grandi dubbi” sul Nord Stream 2. Nella loro immediatezza, tali dichiarazioni hanno fatto supporre che Parigi intendesse scendere formalmente in campo nell'agone sul Nord Stream 2, magari nel tentativo di scavalcare Berlino nella corsa al recupero del rapporto transatlantico. Tuttavia, Beaune è stato presto richiamato all'ordine del suo diretto superiore, il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian. Il titolare del Quai d'Orsay ha, infatti, dichiarato che la Francia non intende esercitare pressioni sula Germania affinché modifichi la propria posizione sul gasdotto del Baltico. “Non dobbiamo mescolare le questioni: abbiamo discusso con i tedeschi sul Nord Stream 2, ma soprattutto con riguardo alla sovranità europea in materia di energia”, ha precisato Le Drian. Un ulteriore chiarimento è giunto dal presidente francese, Emmanuel Macron, durante la conferenza stampa al termine della videoconferenza del DFVSR. Macron ha dichiarato che “niente sarebbe detto o annunciato sul Nord Stream 2 senza uno stretto coordinamento franco-tedesco”.
Twitter Francesco De Felice
Il gas dalla Russia che divide la Germania
Uski Audino
Il Nord Stream 2 non è solo un gasdotto, è un detonatore di conflitti. Se la collisione tra il completamento del progetto, il caso Navalnyj e la nuova amministrazione Usa sta producendo onde telluriche da Washington a Mosca, il contraccolpo si sente fino ai centri nevralgici della politica di Berlino. Mettendo in rilievo spaccature all'interno di formazioni dello stesso orientamento. È quello che sta accadendo alla CDU e all'SPD. L'intreccio di conflitti tra politica energetica, interessi economici, linea politica Ue, rapporti con gli Usa e rapporti con la Russia è una miscela potenzialmente esplosiva che i partiti al governo non possono ignorare. Chi può ignorarlo invece sono i partiti di opposizione. Ed è per questo che il Nord Stream 2 sta rapidamente diventando un tema elettorale, pronto ad essere brandito da chi dubbi non ne ha, come il partito dei Verdi, contrario in modo compatto al progetto.
“Il Nord Stream 2 contraddice gli obiettivi climatici europei ed è contrario agli interessi geo-strategici e di politica energetica della Ue”
Da settimane, i Verdi più di tutti martellano per abbandonare il Nord Stream 2. Da sempre contrario al progetto, il gruppo dei Verdi ha votato in blocco al Parlamento europeo il 22 gennaio scorso contro il suo completamento. Ai loro occhi il progetto è sbagliato per tre motivi: non piace ai partner europei perché contraddice gli obiettivi climatici, indebolisce la posizione dell'Ucraina come paese di transito del gas e ostacola una linea comune europea sulla Russia. “Il Nord Stream 2 contraddice gli obiettivi climatici europei ed è contrario agli interessi geo-strategici e di politica energetica della Ue” ha detto la co-leader dei Verdi Annalena Baerbock in un'intervista del 3 febbraio alla Zdf. Ma c'è di più. Al fondo nel partito dei Verdi c'è un'infinita diffidenza per la Russia. “L'unico che approfitta di Nord Stream 2 è il sistema-Putin. Mentre la Germania continua a perdere credibilità” ha aggiunto Baerbock nella stessa intervista, accusando i cristiano-democratici di non avere “una chiara posizione politica nei confronti del regime russo”. Alla guida dei Verdi con Robert Habeck, Annalena Baerbok ha accusato il neo-presidente della CDU, Armin Laschet, di “vicinanza alla Russia” e di “disorientamento in politica estera”.
La posizione della CDU e dello spettro conservatore è meno monolitica. Il presidente Laschet, il ministro dell'Economia e dell'Energia Peter Altmaier e, in maniera più defilata la cancelliera Angela Merkel, sono favorevoli al progetto, da sempre definito solo come un “progetto economico” non “un progetto del governo”. Due anni fa però, la cancelliera alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza uscì dal cono d'ombra di una supposta neutralità dicendo: “una molecola di gas russo è una molecola di gas russo, non fa differenza se passa dall'Ucraina o dal Baltico”. Nella conferenza stampa a Berlino della settimana scorsa, a chi le faceva domande sull'opportunità del progetto per la sicurezza dell'Ucraina, Merkel ha risposto che il nuovo contratto è stato siglato e quindi la Germania ha messo al sicuro i diritti di Kiev come transit-Land. Più esplicito nel difendere il Nord Strea 2 è stato più volte Altmaier. Intervistato dal quotidiano Handelsblatt sul caso Navalnyj, il ministro dell'Economia e dell'Energia dichiarato che è problematico “mettere in discussione ogni due mesi progetti elaborati per durare diversi decenni” e che la Germania deve pensare “da dove verrà in futuro il suo gas”.
Ma c'è anche chi nella CDU ritiene positiva una maggiore indipendenza da Mosca e l'arresto e la condanna dell'oppositore russo come un utile pretesto per ridiscutere la faccenda. “Il suo caso potrebbe essere una buona occasione per dire stop all'ultimo minuto” scrive Faz in un editoriale.
“una molecola di gas russo è una molecola di gas russo, non fa differenza se passa dall'Ucraina o dal Baltico”
La compagine dei contrari a Nord Stream 2 tra i cristiani-democratici è quasi altrettanto folta di quella dei suoi sostenitori. Tra gli eurodeputati popolari più noti per la loro contrarietà al progetto c'è il bavarese Manfred Weber, mentre tra i politici nazionali che più rumorosamente hanno fatto sentire la loro voce per chiedere uno stop ai lavori ci sono i due ex aspiranti alla guida della CDU: Friedrich Merz e Norbert Röttgen, entrambi di provata fede atlantica. Come ha detto ad Handelsblatt, per il presidente della commissione Affari esteri del Bundestag Röttgen, il gasdotto “non è mai stato un interesse tedesco”.
Altrettanto complessa è la posizione all'interno dell'SPD. Al livello di governo si tenta di arrivare a un punto di equilibrio tale da tenere insieme i rapporti con gli amici ritrovati della nuova amministrazione Biden e l'aspirazione ad una nuova “Ostpolitik europea”, per dirla con l'espressione del sottosegretario tedesco agli Esteri, il socialdemocratico Michael Roth. Il ministro degli Esteri Heiko Maas è esemplare in questa continua ricerca di equidistanza, fatta di un colpo al cerchio - “mi chiedo se sia così sensato nei rapporti transatlantici imporci l'un l'altro dazi o sanzioni” - e uno alla botte: “la sentenza contro Alexej Nawalnyj è un duro colpo alle libertà civili e allo stato di diritto saldamente radicati in Russia”.
Più pragmatica e orientata ad un sostegno senza se e senza ma è la posizione dei dirigenti SPD al livello locale, in particolare quelli del Meclemburgo-Pomerania anteriore guidati da Manuela Schwesig, il Land dove approda il gasdotto. A gennaio è stata resa nota la nascita di una Fondazione pubblica che si pone come obiettivo ufficiale la protezione del clima e dell'ambiente, ma che avrà come obiettivo sostanziale “il fornire un contributo per il completamento dei lavori del Nord Stream 2” al riparo dalle sanzioni. Il gas è una “tecnologia di passaggio sulla strada della transizione energetica”, ha detto l'ex ministro-presidente del Land e futuro presiedente della fondazione, il socialdemocratico Erwin Sellering, per giustificare il profilo ambientalista del nuovo ente. La fondazione potrà contare su 200.000 euro di finanziamento del Land e 20 milioni provenienti dalla società Nord Stream 2 AG, che potrebbero salire a 60 nei prossimi anni. Il consorzio avrà in cambio due consiglieri nel Direktorium della fondazione.
Il padre di tutti i supporter del gasdotto del Baltico è l'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, il più determinato a mettere in guardia dal legare il progetto al caso Navalnyj. “Cosa ha a che fare una pipeline come Nord Stream 2 con un caso come quello del signor Navalny? Io non ci vedo niente in comune”, ha detto Schröder, ora nel consiglio di sorveglianza di Rosneft, in un'intervista all'emittente Phoenix del 4 febbraio. L'esponente della SPD ha, poi, evidenziato che l'interesse della Germania è mantenere la Russia come partner. Se la Germania vuole giocare un ruolo internazionale tra la Cina e gli Usa deve avere dei partner. Per Schröder “uno dei più importanti rimane la Russia, indipendentemente da quello che accade al suo interno, mentre l'altro è la Turchia, indipendentemente da quello che accade al suo interno, anche se non mi piace”. Un concentrato di Realpolitik in cuirinunciare al Nord Stream 2 sarebbe dal punto di vista energetico come “segare il ramo su cui si è seduti”, aveva detto in precedenza l'ex cancelliere.
Twitter Uski Audino
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