AfD ci prova con la Dexit // Islamista radicale a processo per omicidio omofobo
Processo per l’assassinio omofobo di Thomas L. // AfD sempre più di estrema destra
In questo numero Alessandro Ricci racconta la svolta ancora più a destra del partito AfD, il cui congresso si è svolto il 10-11 aprile a Dresda. Sempre a Dresda si è aperto lo scorso 12 aprile anche il processo per quello che è stato definito “il primo attentato islamista contro omosessuali in Germania”, ne scrive Lorenzo Monfregola.
AfD ci prova con la Dexit
Alessandro Ricci
Dresda è una città simbolo per Alternative für Deutschland. Uno dei primi avamposti del partito, una roccaforte, il capoluogo di un Land dove i consensi sono sempre stati forti. E proprio a Dresda si è tenuto il congresso del partito per decidere il prossimo programma elettorale per le elezioni del 26 settembre, quando il partito cercherà di restare la terza forza all’interno del Bundestag. Un obiettivo piuttosto audace: gli ultraconservatori al momento si attestano intorno all’11% e sono la quarta forza, a 4 punti percentuali dai socialdemocratici di SPD.
Ma è proprio questo il senso del programma: non tanto un senso di normalità (qualunque cosa voglia dire), ma piuttosto una nostalgia del passato, il passato come idea del futuro.
Per raggiungere l’obiettivo AfD si è affidata ad uno slogan tanto semplice quanto efficace, “Deutschland. Aber Normal” (La Germania, ma normale), forse perché “La Germania, come era prima” avrebbe lasciato troppa libertà all’immaginazione e avrebbe tradito apertamente un certo revisionismo. Ma è proprio questo il senso del programma, non tanto un senso di normalità (qualunque cosa voglia dire), ma piuttosto una nostalgia del passato, il passato come idea del futuro. Un futuro, almeno quello di AfD, modellato però sempre di più dall’ala interna di estrema destra, quella guidata da Bjorn Höcke, il leader del partito in Turingia e a capo della ormai sciolta, per manifesto estremismo di destra, ala “Der Flügel”.
Un programma che non lascia più nulla all’immaginazione, perché sebbene prima i proclami, le boutade e le uscite spesso poco ortodosse dei membri del partito fossero all’ordine del giorno, il programma funzionava da carta base, come a dire che l’estremismo era solo l’atto di qualche singolo membro e il programma rimaneva come la “tavola” da sbattere in faccia ai critici, una sorta di scusa per i moderati. Ma Dresda si è ora siglato il passaggio del partito ad una strategia chiara, all’affermazione dell’ala più estremista, al non nascondersi dietro un programma formalmente più ambiguo.
E quello che rimane per iscritto è piuttosto lontano dall’ideale liberista-conservatore di Bernd Lücke, il professore universitario primo fondatore del partito. Se infatti la genesi del partito è euroscettica e contro la moneta unica, nel programma per il 2021 oltre a continuare su questa linea si calca molto sull’aspetto migratorio, sul negazionismo del Covid e su aspetti di una destra nazionalista, a tratti razzista, e apertamente critica con l’UE.
AfD, nato come "partito anti-euro", continua ancor di più su questa strada schierandosi contro il "Fondo di salvataggio Corona" dell'Ue e chiede che venga reintrodotta una "moneta nazionale”. Si parte da una profonda critica all’Unione Europea, ipotizzando la DEXIT, l’uscita tedesca dall’UE. Si continua con l’abbandono della moneta unica e la chiusura totale delle frontiere UE, pur auspicando, in ogni caso, una collaborazione tra stati europei, in “una nuova Comunità Economica Europea” che escluda però ogni forma di federazione di stati o centralismo di Bruxelles. Sviluppo che secondo il programma di AfD dovrà passare attraverso un referendum tedesco sull’Euro, una restituzione delle competenze agli Stati nazionali ma soprattutto attraverso il rifiuto di ogni forma di mutualizzazione dei debiti, chiedendo che “le banche tedesche non siano ritenute responsabili in solido per decisioni sbagliate da parte di banche estere”.
AfD, nato come "partito anti-euro", continua ancor di più su questa strada schierandosi contro il "Fondo di salvataggio Corona" dell'UE e chiede che venga reintrodotta una "moneta nazionale”.
Va da sé che questo comporta nessun ulteriore processo di integrazione europea, con totale esclusione di un esercito UE, trasformando invece la Bundeswehr nella pietra angolare della “sovranità tedesca”. Insomma, confini ed esercito, non solo per l’UE, ma anche per “difendersi” dall’immigrazione, altro punto forte del programma di AfD. Infatti, si punta al controllo delle frontiere non solo a quelle esterne dell’UE ma soprattutto a quelle tedesche, così da impedire “attraversamenti illegali del confine” e a un divieto di ricongiungimento familiare per i rifugiati. E a che tipologia di immigrazione ci si riferisca lo si intende molto facilmente quando si giunge alla proposta di vietare i minareti in tutta la Germania e limitare notevolmente la fede islamica, chiedendo che gli Imam richiedano un’approvazione da parte dello stato centrale e proibendo alle organizzazioni islamiche lo status di società pubbliche.
In molte questioni sociali poi, il programma AfD si muove tra posizioni iper-conservatrici e democraticamente insostenibili: da un lato, AfD chiarisce che le famiglie sono costituite da madre, padre e figli, che ci sono due sessi escludendo a priori il gender, oltre a spingere per una famiglia piuttosto patriarcale dove la madre rimane a casa a prendersi cura della famiglia. Ma l'estrema destra chiede anche "la cultura dominante tedesca invece del multiculturalismo e chiede che la Bundeswehr "ripristini un forte spirito di corpo, le sue tradizioni e i valori tedeschi". Sembrerebbe quasi un Dio, patria, famiglia.
Saltando poi alla politica estera è chiara la vicinanza a Mosca del partito che, poco prima dello scandalo italiano, invitò Gianluca Savoini al Bundestag per parlare delle relazioni con la Russia. Partito che tra le altre cose fa spesso visita al Cremlino. Così si ribadisce che la Guerra Fredda è finita, che gli Usa rimangono partner ma che anche la Russia dovrebbe esserlo, quindi nessuna sanzione, miglioramento dei rapporti bilaterali e procedere spediti con il progetto Nord Stream 2.
E il legame tra Nord Stream 2 e programma si fa molto più forte quando si parla del clima. Con idee apertamente negazioniste, AfD, si fa promotrice di una politica blu (Blue Deal) in opposizione al Green Deal europeo, ossia cancellare la tassa sulla CO2 e abbandonare i progetti del governo sulle energie rinnovabili. Invece di energie rinnovabili, AfD vuole affidarsi al carbone, all'energia nucleare e al motore a scoppio.
Con idee apertamente negazioniste, AfD, si fa promotrice di una politica blu (Blue Deal) in opposizione al Green Deal europeo: cancellare la tassa sulla CO2 e abbandonare i progetti del governo sulle energie rinnovabili.
Infine, uno dei temi più dibattuti ultimamente: il virus. Del resto, fare un congresso di partito in presenza nel momento in cui il paese vive uno dei momenti più difficili della pandemia è già un chiaro segnale. AfD si è spesso posta come partito scettico sul virus, se non apertamente negazionista. E così dal congresso di Dresda emerge la proposta di non imporre la mascherina , così come nessun obbligo di test e vaccinazione. E a questo si aggiunge che non tutte le persone con un test PCR positivo debbano essere considerate infette, ma solo le persone malate i cui sintomi sono stati clinicamente dimostrati. Insomma, sembra che il partito stia chiaramente ammiccando ai negazionisti che ormai da più di un anno scendono in piazza contro le restrizioni.
Quello di AfD è un chiaro segnale politico. Se infatti con questo “nuovo corso” si rischia di perdere alcuni elettori della frangia borghese rispetto alle ultime elezioni federali, ci si riposiziona sicuramente molto più a destra: con il radicalismo impresso ormai anche nel programma ci si rivolge al quinto dei tedeschi che, secondo lo studio della Friedrich Ebert Stiftung, hanno "atteggiamenti ostili nei confronti degli stranieri”. E probabilmente anche al 17 per cento che concorda con la seguente frase: "L'obiettivo principale della politica tedesca dovrebbe essere quello di dare alla Germania il potere e lo status che merita". Un elettorato quindi che più che nello slogan “Deutschland. Aber Normal” si riconosce maggiormente in quello che guarda al passato, ad una Germania forte, sovrana e dai confini chiusi. Così, con questo nuovo corso, Bjorn Höcke ha portato il radicalismo di destra all’interno del partito, sfidando l’ala più moderata e portando, di fatto, “Der Flügel” a vedere le proprie tesi stampate e promosse nel programma.
È il trionfo dei radicali del partito, degli estremisti di destra e dei nostalgici. Del resto fu proprio Höcke a dichiarare che il monumento all’Olocausto era una “vergogna” per Berlino. Forse, dopo il congresso, ci sarà scappato anche qualche saluto romano.
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Islamista radicale a processo per l’omicidio omofobo di Dresda
Lorenzo Monfregola
Lunedì scorso, 12 aprile, è iniziato a Dresda il processo per l’omicidio di Thomas L. e il grave ferimento del suo compagno Oliver L., aggrediti a coltellate la sera del 4 ottobre 2020 nel centro storico del capoluogo della Sassonia. Sul banco degli imputati siede A.A.H., di soli 21 anni, cittadino siriano in Germania dal 2015 e sotto osservazione come islamista radicale già dall’anno 2017. Dato il profilo del presunto assalitore, arrestato due settimane dopo l’aggressione (il 20 ottobre), l’attacco era stato inizialmente trattato come crimine legato unicamente all’islamismo radicale. Dopo le segnalazioni e le forti proteste della comunità LGBTQ, però, gli inquirenti hanno riconosciuto il ruolo cruciale dell’omofobia nello specifico crimine d’odio.
Der Spiegel ha definito l’aggressione di Dresda come “der erste islamistische Anschlag auf Homosexuelle in Deutschland”, vale a dire “il primo attentato islamista contro omosessuali in Germania”
L’aggressione ha dato vita a un dibattito su più livelli in Germania. Der Spiegel ha definito l’aggressione di Dresda come “der erste islamistische Anschlag auf Homosexuelle in Deutschland”, vale a dire “il primo attentato islamista contro omosessuali in Germania”. Il caso è stato preso significativamente in consegna dalla Bundesanwaltschaft, la corte di giustizia federale che si occupa dei casi di criminalità più grave e dei casi di terrorismo. Questa settimana, in apertura del processo, l’accusa ha formalmente imputato A.H.H. di “omicidio, tentato omicidio e aggressione grave”. L’accusa ha anche dichiarato che l’imputato avrebbe attivamente scelto le proprie vittime dopo averle soggettivamente valutate come omosessuali e come “rappresentanti di una società libera e aperta che egli rifiutava perché costituita da infedeli”, muovendosi quindi in base al proprio radicalismo islamista.
Il processo deve ancora svolgersi e si dovrà vedere cosa ne sarà delle accuse, ma A.A.H. avrebbe già confermato tramite il proprio avvocato difensore di essere l’autore dell’aggressione, seppur non nella forma di una confessione ma di una rivendicazione. Al momento le informazioni più dirette sulla posizione dell’imputato arrivano dallo psichiatra che ne sta valutando lo stato mentale. Secondo lo psichiatra la scelta delle vittime su base omofoba è stata più volte riaffermata da A.A.H., che avrebbe anche espresso frustrazione non per l’omicidio di Thomas L. ma per non essere riuscito a uccidere anche il suo compagno.
Gli errori dell’antiterrorismo
La sera del 4 ottobre la coppia, originaria del Nord Reno-Vestfalia, si trovava a Dresda per una breve vacanza. I due uomini stavano rientrando verso il proprio hotel, camminando per alcuni tratti abbracciati e mano nella mano. Secondo gli inquirenti e l’accusa, quest’ultimo dettaglio avrebbe fatto di Thomas L. e Oliver L. il bersaglio dell’assalto omofobo da parte di A.A.H. Il giovane ha seguito gli uomini e li ha poi aggrediti entrambi alle spalle, armato di due lunghi coltelli. A.A.H. aveva acquistato i coltelli due giorni prima e si aggirava in città già con il preciso intento di attaccare qualcuno. Proprio su uno dei due coltelli è stato trovato il DNA del giovane durante le indagini dopo l’omicidio.
Il profilo e la biografia recente di A.A.H. hanno confermato precise falle nell’approccio tedesco nel fronteggiare l’islamismo radicale (così come altre forme di estremismo-terrorismo). Arrivato in Germania a soli 15 anni, il giovane A.A.H. si è radicalizzato con estrema velocità sul territorio tedesco, entrando in contatto con ambienti filo-jihadisti e salafiti radicali. Si tratta di uno schema che si ripete molto spesso e che ruota attorno all’indottrinamento di giovanissimi da parte di gruppi che sono da tempo radicati in Germania e che coinvolgono sia giovani nati e cresciuti sul posto sia giovani appena immigrati nel paese. Così come per l’estremismo di destra, il nutrimento ideologico, l’incoraggiamento violento e il sostanziale fiancheggiamento tattico di quelli che saranno poi attentatori solitari è sempre più una strategia consapevole di segmenti dell’islamismo radicale.
Già nel 2017 il Landeskriminalamt della Sassonia aveva classificato internamente A.A.H. come Gefährder, cioè come soggetto pericoloso nella categoria “estremismo religioso/islamismo” della cosiddetta PMK - Politisch motivierte Kriminalität
Già nell’agosto 2017 il Landeskriminalamt della Sassonia aveva classificato internamente A.A.H. come Gefährder, cioè come soggetto pericoloso (di fatto capace di atti di violenza/attentati) nella categoria “estremismo religioso/islamismo” della cosiddetta PMK - Politisch motivierte Kriminalität (criminalità motivata politicamente). Nel settembre 2018 A.A.H. era stato poi indagato per aver progettato un attentato suicida proprio a Dresda, per aver operato con altre persone nel reclutamento di membri per lo Stato Islamico e per alcuni altri reati (tra cui lesioni corporali). Il tribunale minorile lo aveva quindi condannato a una pena di 3 anni e 1 mese. Secondo una ricerca del quotidiano Süddeutsche Zeitung, nel 2018 e nel 2019 anche il BND, il servizio segreto esterno tedesco, avrebbe ricevuto due informative da un non meglio specificato “servizio segreto di altro paese” sulla pericolosità dello stesso A.A.H. Durante la detenzione A.A.H. è stato seguito da un apposito team di deradicalizzazione, il cui operato è stato però inutile (a detta dello stesso team-leader). Il giovane è quindi uscito dal carcere minorile il 29 settembre 2020, con l’obbligo di firma da rispettare 3 volte alla settimana. Solo cinque giorni dopo il suo rilascio, però, A.A.H. ha ucciso Thomas L. e ferito gravemente Oliver L.
L’intera vicenda ha aperto specifiche discussioni sulla capacità delle autorità di controllare una persona già classificata appunto come Gefährder. Il Landesamt für Verfassungsschutz della Sassonia (l’intelligence interna del Land) avrebbe effettivamente seguito A.A.H. nei giorni dopo il rilascio, ma solo parzialmente. L’osservazione completa o parziale è solitamente il risultato di analisi e valutazioni del rischio. Valutazioni che possono essere totalmente sbagliate, com’è avvenuto in questo caso. Un contributo nel contenimento di atti violenti da parte di Gefährder arriva solitamente anche dalle informazioni fornite dagli informatori presenti nei vari ambienti estremisti, le cosiddette V-Leute, ma anche questo elemento non sembra essere servito nel caso di Dresda.
Una delle maggiori difese da parte delle autorità quando non riescono a fermare un attacco violento di natura estremista restano le difficoltà operative nel controllare un numero di soggetti sempre più alto. Solo per il dossier “islamismo radicale” sono valutate oggi come estremiste più di 12mila persone, di cui almeno 474 attualmente classificate come Gefährder (dato del febbraio 2021).
Gli attacchi frutto di omotransfobia sono in crescita in Germania
Il processo di Dresda prevede almeno altre 11 sedute e dovrebbe concludersi a maggio. Il crimine d’odio di Dresda, intanto, si inserisce in una crescita complessiva della violenza frutto di omotransfobia in Germania. Violenza che non si esaurisce nelle sue declinazioni più letali come l’aggressione di Dresda e che non è certamente espressione del solo islamismo radicale. Alla base dei crimini frutto di omotransfobia ci sono molteplici impostazioni politiche, ideologiche, religiose, sociali e culturali prodotte da dinamiche e strutture di discriminazione trasversali a tutta la società tedesca. L’estremismo di destra e il neonazismo continuano ad esempio a mantenere un ruolo di primo piano nella violenza contro persone LGBTQ. Violenza che nella classificazione da parte della polizia rientra nella già citata PMK (criminalità motivata politicamente), nello specifico quella ulteriormente classificata come motivata da odio verso “orientamento sessuale” e “identità sessuale/di genere”.
Nel 2020 i reati-attacchi mossi da omotransfobia in Germania sono cresciuti del +36% rispetto all’anno precedente. Primario resta il ruolo della categoria PMK-estrema destra e della categoria PMK-nessuna ideologia
Secondo i dati ministeriali riportati dal LSVD - Lesben- und Schwulenverband in Deutschland (la più grande associazione LGBTQ tedesca), nel 2020 ci sono stati 782 reati di omotransfobia, di cui 154 atti violenti e aggressioni. 174 crimini d’odio (di cui 31 violenti) sono stati riconducibili alla classificazione PMK-estrema destra, 21 (di cui 5 violenti) sono stati classificati come frutto di PMK-estremismo religioso, 14 (di cui 5 violenti) sono stati classificati come frutto di PMK-estremismo nazionalista straniero, 14 (0 atti violenti) sono stati classificati come frutto di PMK-estrema sinistra. Ma, soprattutto, 459 reati (di cui 113 violenti) sono stati classificati come crimini d’odio PMK senza però una particolare ulteriore classificazione politico-ideologica. Si tratta di dati non ancora definitivi, che seguono soprattutto la razionalità operativa e analitica degli inquirenti che hanno indagato/indagano su ciascun caso. Secondo le associazioni LGBTQ i numeri sarebbero inoltre solo una piccola parte rispetto a una quantità di crimini d’odio che rimangono ampiamente sommersi, ignorati e mai denunciati. I dati, tuttavia, indicano ugualmente uno specifico trend: nel 2020 i reati-attacchi mossi da omotransfobia in Germania sono cresciuti del +36% rispetto all’anno precedente.
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